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A Roma ecco la protesta dei bus turistici: “Il governo ci ha dimenticato”
Decine di bus fermi in Piazza della Repubblica e centinaia di autisti davanti all’ingresso del Ministero dell’Economia. Chiedono aiuti al Governo, da inserire nel nuovo Dl Ristori, perchè il loro settore è stato “dimenticato“.
Sono gli autisti dei bus turistici, mezzi a noleggio con conducente, ovvero operatori del settore trasporti che in realtà vivono di turismo, scuola e non solo. Un ibrido, secondo quanto riferiscono le associazioni sindacali – più di 20 – scese oggi in piazza a Roma, che finora è costato caro agli operatori del settore.
“La crisi covid ha messo letteralmente in ginocchio 6mila aziende, 25mila dipendenti, più l’indotto. Un comparto che fattura in media ogni anno oltre 2 miliardi e mezzo di euro” spiegano gli operatori radunati in via XX settembre davanti al ministero dell’Economia. Gli imprenditori chiedono di essere inseriti nel nuovo decreto con aiuti cospicui e congrui al fermo lavorativo partito il 23 febbraio 2020.
“Finora nonostante la chiusura non ci è stato riconosciuto un euro. Viviamo di niente. La situazione è drammatica” spiega Antonio, un operatore arrivato a Roma dalla Sicilia. “In 11 mesi ho ottenuto gli stessi aiuti erogati ha chi ha avuto un fermo di 30 giorni. È impensabile”, racconta un autista di Napoli. “Da febbraio 2019 siamo completamente fermi, – spiega il presidente dell’Associazione Bus Turistici 2020, Maurizio Reginella – senza contare che ci sono i debiti e la gente in cassa integrazione.
Le aziende sono clinicamente morte e alcune di loro hanno già chiuso i battenti. Il nostro è un collasso che è già cominciato e non c’è prospettiva di ripartenza. Chiediamo – spiega Reginella – che ci venga riconosciuto il danno subito nel 2020 con i mezzi fermi nelle rimesse e chiediamo di tenere in considerazione anche i nostri mezzi costano 300mila euro e si svalutano ogni anno del 20%.
I leasing sono stati sospesi e quando ripartiranno verranno ricalcolati con degli interessi che porteranno alla rovina molte aziende“, conclude.
Fonte foto e testo: www.dire.it, agenzia stampa DIRE
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