L'intervista
L’INTERVISTA- Violenza sulle donne, il punto nel Lazio con l’avv. Ruggiero
Le vittime di violenza non dovranno più pagare le spese legali per avere giustizia. Il punto del fenomeno nel Lazio con l’Avvocato Ruggiero
Un piccolo, ma importante, passo in avanti nella lotta alla violenza sulle donne. D’ora in poi, a prescindere dal reddito le vittime di violenza, che si tratti di maltrattamenti in famiglia, di violenza o molestie sessuali, o di stalking, avranno diritto al patrocinio gratuito.
A stabilirlo è la prima sentenza del 2021 della Cassazione, con la quale si è lanciato un messaggio importante di sostegno alle vittime.
Facciamo il punto sul fenomeno in Italia e nel Lazio, con l’Avvocato Valentina Ruggiero del Foro di Roma, esperta in diritti di famiglia, da anni in prima linea nella lotta alla violenza sulle donne.
Avvocato, secondo lei, cosa cambierà ora? Questa decisione potrebbe rappresentare un incentivo alla denuncia?
Certamente la donna che subisce maltrattamenti se non è onerata dalle spese legali e dalle spese di consulenza sarà più invogliata a procedere, sia per la denuncia per il maltrattamento subito o per reato di stalking, sia in sede civile e penale.
Però, l’assistenza del gratuito patrocinio deve essere sia per il penale sia per il civile, e deve essere anche allargata ai danni che dovranno richiedersi e alle eventuali azioni di separazione e di allontanamento del soggetto violento dal nucleo familiare.
Un altro aspetto importante è che nella scelta per il professionista del gratuito patrocinio, la donna possa orientarsi verso un professionista specializzato nella materia familiare, per avere risultati immediati e migliori, poiché l’azione mirata è importante, anche per la tempistica del provvedimento.
Nei mesi del lockdown sono arrivate 5.031 telefonate al numero antiviolenza 1522, il 73% in più rispetto allo stesso periodo del 2019. A chiedere aiuto sono state 2.013 donne (+59%). Nel Lazio, il tasso di incidenza è stato del 12,4 per 100 mila abitanti (nel 2019 era del 6,8).
Secondo lei, la pandemia e la quarantena hanno esasperato il fenomeno? O si tratta di un aumento del numero delle donne che scelgono di denunciare?
Più volte sono intervenuta su tale argomento. Purtroppo, le violenze in quei mesi sono aumentate. Rimanere sotto lo stesso tetto obbligatoriamente, spesso in pochi metri e con le frustrazioni della perdita o diminuzione del lavoro, i figli sempre in casa con le loro necessità, hanno esasperato quei rapporti già in crisi.
Il tasso di incremento del Lazio è sicuramente preoccupante, quasi raddoppiato in un anno, ma si tratta di un trend tristemente condiviso dalla maggior parte delle Regioni. In Toscana, ad esempio, si è passati dal 4,8 all’8,5 per 100 mila abitanti.
Oggi, le donne vittime di violenza nel Lazio possono fare affidamento su 13 centri antiviolenza finanziati dalla Regione, ulteriori 11 apriranno prossimamente, e su 8 case rifugio, più 2 in via di apertura.
L’aumento delle richieste di aiuto nel lockdown è stato importante, anche se i rimedi legali per arginarle e bloccarle erano complicati, sia perché la pandemia non permetteva spostamenti, sia perché i Tribunali erano in funzione telematica. Noi professionisti ed esperti in diritto familiare
abbiamo cercato, comunque, di essere molto presenti. Io, in particolare, ho aiutato e sostenuto le persone con prestazioni telematiche, presentando continue istanze agli organi giudiziari competenti.
Il nostro ruolo sociale è stato fondamentale durante questa emergenza pandemica, le persone si sono molto avvicinate all’Avvocato dal punto di vista umano.
urtroppo, però, i casi di violenza sono ancora troppi, e necessita intervenire con tempestività e con ulteriori progetti.
La Regione Lazio ha stanziato 2.3 milioni di euro in sostegno di iniziative e progetti volti al contrasto della violenza sulle donne. A suo avviso, quali sono gli interventi prioritari da attuare? Di cosa ci sarebbe davvero bisogno per riuscire a sconfiggere definitivamente questo deprecabile fenomeno?
Credo che per sconfiggere completamente la violenza sulle donne la strada sia ancora molto lunga, poiché bisognerebbe realizzare una rivoluzione culturale. Come genitori possiamo fare molto, educando i nostri figli e le nostre figlie al rispetto verso l’altro, noi avvocati possiamo e dobbiamo fare tutto il possibile per tutelare le vittime e allontanare i soggetti violenti.
Gli stanziamenti pubblici sono importanti, ma è fondamentale anche capire chi coordinerà e gestirà i progetti finanziati.
Se la Regione non li affida a un pool di esperti preparati e di consulenti che operano sul campo del diritto di famiglia e del sociale non si otterrà mai nulla. Nelle commissioni che decidono i progetti devono esserci avvocati che operano 12 ore al giorno nella materia e che ne conoscono tutte le problematiche connesse, operatori sociali che hanno visto con i propri occhi a cosa può portare la violenza domestica o gli effetti psicologici dello stalking, non possiamo affidarli a persone che si siano limitate a studiare il fenomeno da report di dati o analisi di scenario.
Ad esempio, sulla carta esiste la regola che tutti i Magistrati che trattano un caso di violenza devono comunicare tra loro, come anche gli operatori pubblici. Nella realtà, che io sperimento professionalmente ogni giorno, ciò non esiste di fatto.
Mi spiego meglio: se io tratto un caso di violenza in una separazione tra coniugi, in cui il marito è stato denunciato e il caso al momento della denuncia è stato inviato anche presso il Tribunale per i Minorenni e, quindi, investito il servizio sociale competente, i vari soggetti non conoscono lo stato degli altri fascicoli pendenti, e noi Avvocati dobbiamo perdere il tempo, a danno della vittima, a ricercare tutta la fascicolazione e coordinare i vari procedimenti .
Non può esistere ciò. Ci vuole un terminale in cui ci si raccordi e si inseriscano tutti i fascicoli pendenti inerenti a un soggetto violento. Con le nuove tecnologie questo sarebbe semplice, ci vuole solo il conferimento dell’incarico ad un soggetto.
Perciò ci vogliono gli specialisti sul campo. Se per i progetti si incaricheranno solo i politici, lontani dalla materia, magari si realizzeranno i progetti, ma non si avrà nessun risultato esecutivo per le persone che soffrono e subiscono violenze.
Ci vogliono pochi accorgimenti e un responsabile che garantisca e ne risponda in caso di cattivo funzionamento di un servizio!
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