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Federlazio: ecco l’Edilizia 4.0 per il rilancio del settore nel territorio del Lazio
A seguito dell’attenzione e dell’interesse suscitato dalla diffusione dei risultati presentati a fine gennaio dal nostro Osservatorio sullo Stato di Salute dell’Edilizia nel Lazio, la Federlazio ha promosso un incontro di analisi e riflessione congiunta tra istituzioni locali, mondo imprenditoriale e i rappresentati dei sindacati dei lavoratori sulle prospettive del settore nella nostra regione.
All’incontro tra gli altri hanno partecipato oltre ad Alessandro Sbordoni, Presidente di Federlazio Edilizia, e Luciano Mocci, Direttore Generale di Federlazio, Lorenzo Tagliavanti, Presidente di Unioncamere Lazio, Raffello Bronzini, Divisione Analisi e Ricerca Economica della Banca d’Italia, Luca Montuori, Assessore all’Urbanistica di Roma Capitale, Massimiliano Valeriani, Assessore all’Urbanistica della Regione Lazio.
Dalla presentazione dei dati sull’andamento del settore illustrati da Luciano Mocci e da Raffello Bronzini, è emerso con chiarezza che l’edilizia si trova di fronte a un momento di svolta importante che impatterà, sempre di più, non solo sullo stesso settore, ma sull’intero tessuto socio-economico del Paese.
Infatti, gli eventi legati alla pandemia, hanno accentuato quella necessità di cambiamento, che già si era manifestata negli scorsi anni, nel modo di concepire e di utilizzare gli spazi abitativi, le aree urbane e i luoghi di lavoro. Esigenze manifestate da cittadini, imprese e istituzioni.
Il 2020 e la grande crisi sanitaria economica e sociale dalla quale con fatica si sta cercando di uscire, hanno reso improrogabile l’esigenza di un insieme di azioni volte all’ammodernamento, riqualificazione del patrimonio edilizio e del tessuto urbano attraverso l’adozione di nuovi modelli economico-produttivi per l’attività di costruzione.
Nel dibattito è emerso come, dopo la congiuntura negativa che si è verificata nei mesi primaverili, vi sia stata anche una capacità di reazione e una volontà di ripresa, soprattutto, da parte delle realtà più evolute e più solide del settore.
D’altro canto però si sono anche accentuati rischi e difficoltà per le imprese più piccole, molto diffuse sul territorio, che hanno dovuto far fronte a gravi e pesanti riduzioni di lavoro e dei livelli occupazionali. Infatti, se da una parte il 20% delle imprese edili del Lazio è riuscita a chiudere l’anno 2020 in maniera positiva, il 65% ha visto ridursi il proprio fatturato, mentre il 15% non ha subito variazioni.
Le aspettative riguardo agli andamenti delle imprese nei prossimi mesi sono ancora improntate all’incertezza.
E’ importante in questa fase effettuare una valutazione attenta di quanto sta accadendo per sviluppare azioni volte a favorire, soprattutto, le aziende che oggi si trovano in forte difficoltà e quelle che si stanno attrezzando per cogliere i frutti derivanti dal Recovery Plan.
Studi effettuati da diversi centri di ricerca indicano che nel triennio 2021/2023 si prevedono proiezioni di crescita del 7% nel settore privato e del 10% in quello pubblico.
Il rapporto annuale di Federlazio ha rilevato che poco più della metà degli imprenditori prevede una significativa riduzione dell’attività, mentre il 45% si dichiara fiducioso e ritiene che la propria azienda possa tornare, in breve, in equilibrio, salvaguardando anche i livelli occupazionali.
Nell’ambito dell’incontro, è emersa, tra l’altro, la consapevolezza che per il futuro il comparto sarà caratterizzato da una notevole divaricazione tra segmenti e attività con ottime prospettive di crescita e altri, in declino, che dovranno riposizionarsi completamente.
In questo scenario va sottolineata la forte contrazione del 50% degli investimenti immobiliari nel 2020 nella città di Roma. La mancanza di regole certe e la farraginosità della burocrazia accrescono gli elementi di incertezza riguardanti opere in sospeso e di rigenerazione urbana che dovrebbero essere avviate e sbloccate per ridare ossigeno alla categoria.
A fronte del crollo degli investimenti immobiliari, la riqualificazione energetica degli edifici si sta sviluppando sempre più grazie al sistema degli incentivi e degli ecobonus che, tuttavia, dovranno essere messi ulteriormente a punto anche per renderne più agevoli l’accesso e l’utilizzo da parte delle realtà di minore dimensione.
Il settore, pertanto, continua a muoversi in mezzo a significative difficoltà. Le aziende, nonostante tutto, manifestano la volontà di rilancio e di uscita dalla crisi anche attraverso investimenti legati alla cosiddetta “Edilizia 4.0”: dalla scelta dei materiali da costruzione (eco sostenibili e riciclabili) alla progettazione degli impianti, dall’innovazione tecnologica dei componenti costruttivi alla progettazione architettonica, che soddisfi le problematiche dell’inquinamento, dell’esaurimento delle risorse naturali e pertanto realizzare edifici ad elevata efficienza energetica NZEB (Nearly Zero Energy Building), così come quelle legate al rischio sismico del nostro territorio.
Le misure varate dal Governo, Superbonus 110% (Ecobonus e Sismabonus), sono interessanti e vanno nel verso giusto, però non sono sufficienti a far ripartire l’intero settore. Tali misure devono essere accompagnate da forti investimenti pubblici per sostenere e realizzare un piano di ammodernamento infrastrutturale e di messa in sicurezza degli edifici pubblici e privati, del territorio che, purtroppo, non è mai partito.
Infine alcuni interventi hanno prefigurato iniziative che potranno essere adottate per promuovere gli orientamenti produttivi più innovativi e per diffondere le competenze necessarie alla digitalizzazione e alla sostenibilità ambientale degli edifici. Elementi fondamentali di rilancio del settore.
In particolare si è posta l’attenzione su due specifici fronti aperti. Il primo ha riguardato il riferimento normativo europeo che promuove la diffusione della metodologia BIM (Building Information Model) attraverso sistemi di certificazione che diventeranno progressivamente obbligatori e che contribuirà all’introduzione e al consolidamento di un modello di “Edilizia 4.0” caratterizzato dalla diffusione massiccia delle applicazioni digitali.
Il secondo è quello dell’economia circolare sul quale il nostro Paese è uno dei più avanzati in Europa e che per il comparto si concretizzerà in un futuro di edilizia bioecologica basata sulle tre R (Recupero, Riciclo, Riutilizzo) e su un approccio alla progettazione che contempli l’adozione di tecniche di assemblaggio che rendano possibile la separazione dei materiali, nelle fasi di costruzione, manutenzione e demolizione dei manufatti edilizi.
Le aziende del settore devono essere sostenute in questo nuovo modo di fare impresa. Nel contempo chiedono a gran voce interventi sia di carattere normativo che operativo, in grado di trasformare il modo di operare delle Pubbliche Amministrazioni, andando a rimuovere uno dei principali ostacoli che frenano la crescita del Paese: la burocrazia.
“La semplificazione e l’efficientamento della macchina amministrativa non è più rinviabile”, ha sottolineato nel suo intervento il Presidente di Federlazio Edilizia, Alessandro Sbordoni “L’impegno dello Stato è quello di avviare quelle riforme di semplificazione degli iter autorizzativi attraverso un processo di sburocratizzazione che l’era digitale dovrebbe favorire. Solo in questo modo si potranno ridurre tempi che intercorrono tra la progettazione e l’apertura dei cantieri per la realizzazione delle opere previste dai programmi di investimento. L’auspicio è che l’intero sistema, dalle Amministrazioni Pubbliche centrali a quelle periferiche, si impegni a creare le condizioni per utilizzare al meglio i fondi del Recovery Fund (occasione unica), per creare reddito, occupazione, ammodernando e rendendo più sicuro il Paese”.
“I risultati dell’indagine Federlazio – spiega Lorenzo Tagliavanti, Presidente di Unioncamere Lazio – evidenziano quanto sia essenziale riportare la fiducia negli imprenditori del settore. In mancanza di questo elemento, diventa difficile ampliare e costruire un sistema economico in grado di creare sviluppo. Oggi il settore delle costruzioni può tornare ad essere settore trainante di un nuovo modello economico basato sulla sostenibilità e l’innovazione. L’emergenza sanitaria, oltre ai pesantissimi danni economici che ha provocato, ha anche messo in luce alcune peculiarità. Mi riferisco all’enorme dotazione di verde pubblico e alla bassa densità abitativa. Il grande patrimonio scientifico, tecnologico e ambientale, unito alla grande attenzione nei confronti delle tematiche sociali, costituiscono a mio avviso dei solidi pilastri su cui poter fondare la ripartenza”.
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