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Covid, nel Lazio lavoro e occupazione in caduta. Il dossier Uil
E’ la situazione peggiore dell’ultimo trentennio. Si presenta cosi’ l’occupazione nella nostra regione dove il Covid 19 ha avuto un impatto devastante che ha portato alla sparizione di ben 47 mila posti di lavoro e a un decremento di oltre il 2% rispetto all’anno precedente. A farne le spese e’ soprattutto il mondo del terziario, il piu’ coinvolto nelle chiusure e nei provvedimenti di sospensione delle attivita’.
Basti pensare ai settori dei servizi alla persona, alla ristorazione e all’intera filiera turistico – ricettiva che, tranne la breve pausa estiva, hanno visto azzerare o quasi la propria attivita’.
Tanto che tra il 2019 e il 2020 hanno registrato una perdita di 62 mila unita’, concentrati soprattutto nei settori del commercio, dell’alloggio e della ristorazione.
Per avere una contrazione analoga bisogna retrocedere fino al 1994, anno di svalutazione della lira.
Questo quanto emerge dal dossier sull’occupazione al tempo della pandemia elaborato dalla Uil del Lazio e dall’istituto di ricerca Eures, sulla base dei dati Istat.
All’interno della regione e’ la Capitale a perdere il maggior numero di occupati (-2,8%), seguita da Rieti (-1%), Latina (-0,6%) e Viterbo (-0,3%). Frosinone invece e’ l’unica provincia a registrare un incremento.
E mentre il terziario soffre, l’industria “in senso stretto” invece registra un piu’ 8,4%, ovvero 18 mila occupati in piu’, a fronte di una variazione opposta nell’edilizia (-6,1%, pari a meno 7.700 occupati in termini assoluti). In forte crescita anche gli occupati dell’agricoltura: +8% (+4.300 in termini assoluti).
“Una situazione allarmante- commenta il segretario generale della Uil Lazio, Alberto Civica- cui bisogna porre rimedio al piu’ presto.
Sono migliaia purtroppo i lavoratori che hanno assistito improvvisamente al crollo della propria attivita’ senza poter fare nulla. Molti di loro hanno chiuso definitamente, altri cercano di sopravvivere anche grazie ai ristori che oltre pero’ a non rappresentare una soluzione sono stati spesso incostanti e non accessibili a tutti.
Basti pensare ai tanti lavoratori precari la cui scadenza del contratto ha coinciso con l’inizio della pandemia e che quindi non hanno potuto beneficiare dei provvedimenti del Governo, passando cosi’ dalla precarieta’ alla disoccupazione vera e propria”
Fonte: agenzia Dire, www.dire.it
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