Sanità privata in subbuglio. Il sindacato alza il tiro e rilancia

Arriva all’apice la protesta dei lavoratori e delle lavoratrici della sanità privata accreditata in tutta Italia, con lo sciopero nazionale del 16 settembre. Mercoledì prossimo, nel Lazio, ben due presidi dei lavoratori: sotto la sede Aiop e sotto la Regione Lazio.
“Il caso unico della mancata ratifica della preintesa sul contratto nazionale, siglata a giugno, a seguito dell’ignobile fuga  delle parti datoriali, ARIS AIOP in primis, è una vergogna e, nonostante la protesta che ha infiammato ogni regione del Paese per tutta l’estate, non ci sono stati significativi passi avanti. Dopo i tentativi di addossare ai sindacati le responsabilità del mancato rinnovo o peggio quelli di rimettere in discussione la parte economica dell’intesa, le “aperture” mostrate da Confindustria a Cgil Cisl Uil nei giorni scorsi verso il rinnovo del contratto al momento sono vaghe promesse: andiamo avanti fino allo sciopero. Vogliamo azioni concrete e chiare: subito la convocazione per la sigla definitiva del contratto”, così Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini, segretari generali di Fp Cgil Roma Lazio, Cisl Fp Lazio, Uil Fpl Roma Lazio.
“Il Lazio, insieme alla Lombardia, è la regione in cui i servizi sanitari affidati a strutture private in accreditamento hanno il peso maggiore: il 40% dei servizi del SSR si regge su strutture private, che per la quasi totalità hanno in carico i servizi di riabilitazione e lungodegenza, cui si aggiungono le RSA, dove agli operatori – quando non si tratta di esternalizzati, precari, partite iva  – viene applicato un contratto ancora diverso, anch’esso fermo da 8 anni, e non riconosciuto da Cgil Cisl e Uil per le condizioni al ribasso su salari e diritti che ha sancito”, proseguono i segretari generali.“Il contratto nazionale della sanità privata, fermo da 14 anni, deve essere l’apripista dei contratti nazionali da rinnovare, in ogni settore, pubblico e privato. Centomila lavoratori in tutto il paese, 25 mila nel Lazio, che hanno subito più dei colleghi del pubblico un maggiore stress organizzativo e di sicurezza in fase di emergenza Covid, partendo da sofferenze di organico, turnazioni, ferie negate, precarietà, aspettano un adeguamento salariale e con esso un riequilibrio di diritti e tutele rispetto ai colleghi del pubblico. Servizio pubblico e dignità del lavoro non possono sottostare a logiche di mero profitto, in un mercato protetto e con risorse dei cittadini”, continuano Cenciarelli, Chierchia e Bernardini.
“Dai datori di lavoro privati pretendiamo che mettano fine alla vergogna ratificando l’accordo sul Ccnl”, rimarcano i segretari. “Alla Regione chiediamo un intervento concreto che, al di là degli annunci non si è ancora visto: via gli accreditamenti a chi non rinnova i contratti e rigore nell’applicazione delle regole. Crediamo che, proprio mentre si negano i diritti dei lavoratori, l’amministrazione regionale non possa avallare il ritorno a quelle convenzioni fra aziende pubbliche e strutture private già responsabili in passato dei disastri della sanità, con profitti garantiti agli imprenditori e gli extra-costi addossati ai contribuenti, come sta avvenendo tra Asl Roma 1 e Villa Betania. Sarebbe parimenti inaccettabile, inoltre, non eccepire nulla rispetto al comportamento di Villa Ardeatina, che ha disdetto il CCNL per passare ad un contratto che toglie soldi e diritti, non firmato dal sindacato confederale. Ecco perchè il 16 settembre porteremo la voce dei lavoratori sia dai rappresentanti dei padroni “predoni”, sotto la sede AIOP Lazio (Via Lucrezio Caro 63, alle 9.00) e sotto la Regione Lazio (alle 13) in due presidi distinti che animeranno la giornata di sciopero nazionale. Mentre si fermeranno i reparti e gli ambulatori delle strutture private, pur causando una giornata di disagio alla cittadinanza, daremo un colpo tangibile alle “tasche” dei padroni. Il messaggio è chiaro: basta spreco di risorse pubbliche. La salute è di tutti, e il sistema sanitario è unico: a stesso lavoro devono corrispondere stessi diritti”, concludono.