Aeroporto di Ciampino sulla “Via” della polemica: è cittadini vs Ministero

Dal Criaac riceviamo e pubblichiamo

Occorre scongiurare il rischio che la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) dell’Aeroporto di Ciampino finisca in niente per i cittadini, a tutto e solo vantaggio del gestore aeroportuale AdR e di Enac. 

Il Comitato CRIAAC ha inviato il 13 settembre al Ministero dell’Ambiente una lettera di protesta, pubblicata anche nella documentazione della VIA (https://va.minambiente.it/File/Documento/423493), affinché non si proceda alla chiusura anticipata della VIA oppure si proceda al contestuale ritiro a Enac e AdR di tutte le autorizzazioni già concesse.

Come stabilito dalle prescrizioni europee, la VIA dell’Aeroporto di Ciampino deve essere fatta a partire dal 1999, quando è cominciato lo sviluppo indiscriminato dell’Aeroporto, non dal 2013, quando il danno ambientale era già fatto, come hanno invece voluto AdR e Enac. 

Tanto più che siamo ancora in attesa che venga applicato il decreto del Ministro Costa del dicembre 2018, per la riduzione dei voli nell’aeroporto di Ciampino, e che venga modificata l’attuale “nuova rotta sperimentale“ di decollo che, da 21 mesi, ha peggiorato in maniera drammatica la vita degli abitanti di Marino,  trovatisi improvvisamente esposti ad una enorme quantità di decolli.

Questi sono i fatti.

Con un suo “decreto direttoriale“, pubblicato anche sul sito ministeriale delle Valutazioni Ambientali, la Direzione Generale competente (CreSS) del Ministero dell’Ambiente ha intimato a Enac di presentare, entro il 25 settembre 2020, la documentazione per completare la valutazione ambientale per gli anni che vanno dal 1999 al 2013, assenti nella documentazione attuale. 

Nel caso in cui questa documentazione non venga presentata “la procedura verrà chiusa basandosi sulla documentazione agli atti “. Quindi senza tener conto dei danni ambientali prodotti tra il 1999 e il 2013.

Le “semplificazioni”, introdotte dalle recenti modifiche alla normativa ambientale rischiano, in questo caso, di provocare un “corto circuito” a danno dei cittadini. 

La spinta alla semplificazione delle procedure non deve ignorare la necessità di tutelare i diritti dei cittadini, brutalmente violati da anni, e spingere il Ministero dell’Ambiente a chiudere in anticipo, forse con troppa fretta, la procedura di Valutazione Ambientale del piano di sviluppo dell’Aeroporto di Ciampino, ignorando le prescrizioni introdotte dalla UE e finendo per danneggiare, come sempre, i cittadini di Ciampino, Marino e Roma sud, gravemente colpiti dall’eccessivo traffico aereo. 

Paradossalmente e in contraddizione con il ruolo che dovrebbe ricoprire, nonostante che il progetto di sviluppo dell’Aeroporto e i soldi per realizzarlo vengano da Aeroporti di Roma, chi è andato a proporre e difendere la valutazione ambientale al Ministero dell’Ambiente è stato Enac, il quale compare come “proponente”. 

Ma cosa sta succedendo in questi giorni al Ministero dell’Ambiente?

Sta succedendo che la richiesta di autorizzazione ambientale per il piano di sviluppo presentato da Enac è stata già parzialmente concessa il 2 agosto 2017, con un parere “positivo” dell’apposita Commissione Tecnica di valutazione ambientale che nel suo parere si è poi fermata, ricordando ai competenti organi superiori del ministero che restano irrisolte due problematiche sollevate dalla Comunità Europea:

1. La valutazione ambientale deve essere fatta a partire dal 1999 e non dal 2013 come invece è nel piano presentato da Enac;

2. È possibile e necessario sanare questa valutazione ambientale, fatta in ritardo rispetto all’inizio reale del progetto, con una nuova valutazione “ex-post” (postuma) che parta dal 1999, data reale di avvio del progetto di sviluppo.

Il primo problema è nato a seguito della richiesta di procedura di infrazione comunitaria presentata nel 2014 alla UE dal nostro Comitato. Per l’aeroporto di Ciampino non era mai stata fatta alcuna procedura di valutazione ambientale, nonostante la legge fosse in vigore dal 1987 e lo sviluppo dell’Aeroporto, con relativi lavori, fosse già iniziato nel 1999 (come ha poi stabilito l’indagine comunitaria sull’aeroporto: “EU Pilot 6876/14/envi”).

Il secondo problema deriva dalla sentenza del 26 luglio 2017 della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che, riferendosi ad un caso diverso ma analogo a quello dell’aeroporto di Ciampino, ha stabilito il principio generale secondo il quale le norme comunitarie non impediscono ad un paese della Comunità di fare una valutazione ambientale a sanatoria (“ex-post”) per un progetto avviato senza la preventiva valutazione ambientale.

Quindi si deve procedere a sanare la valutazione ambientale dell’Aeroporto di Ciampino, inserendo nella VIA la valutazione del danno ambientale prodotto dal 1999 al 2013. Tredici anni ignorati dal progetto presentato da Enac e ADR. Tredici anni fondamentali perché prima del 1999 l’aeroporto di Ciampino non aveva mai superato un milione di passeggeri all’anno, mentre dal 1999, con l’avvento delle low-cost, è rapidamente salito oltre i 5 milioni di passeggeri.

Dall’agosto 2017 all’aprile 2020 la Commissione Tecnica, con ulteriori tre “pareri”, ha ribadito al Ministero la necessità di adeguarsi a quanto stabilito dalla UE.

Ora è evidente che Enac e AdR non hanno alcun interesse a fare ulteriori sforzi per produrre nuova documentazione, dato che l’eventuale chiusura anticipata della VIA lascerebbe loro in mano, senza ulteriori rischi, l’autorizzazione a procedere al completamento del piano di sviluppo aeroportuale, contenuta nel primo parere della Commissione Tecnica.

Per contrastare il rischio che questa soluzione rappresenterebbe per i cittadini, il nostro Comitato ha inviato il 13 settembre una lettera al Ministero dell’Ambiente, alla Regione e ai Comuni colpiti per chiedere che, a salvaguardia dei cittadini, il 25 settembre, nel caso di chiusura anticipata della VIA per mancata consegna della documentazione necessaria a proseguirla, venga contestualmente annullato il primo parere della commissione tecnica che ha autorizzato l’effettuazione dei lavori.