Stefano Fassina, deputato di Leu, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
Sulle consultazioni. “Mi preoccupa innanzitutto la durata di questo passaggio perché siamo in emergenza sanitaria, economica e sociale –ha affermato Fassina-. Noi avremmo dovuto già approvare il decreto ristori 5, invece siamo ancora lontani. Mi preoccupa questo gioco di poker che va avanti sulle spalle di un Paese che non se lo può permettere. Mi preoccupa che ieri si sia avviata una discussione sul programma senza chi poi dovrà gestirlo in prima persona, cioè il premier.
Credo che nella giornata di oggi questo punto debba essere sciolto, va coinvolto Giuseppe Conte al tavolo del programma perché su indicazioni di tutti i gruppi parlamentari di maggioranza, eccetto Italia viva, Conte è il premier indicato. Mi preoccupa leggere che viene messo in discussione il ministro dell’Economia perché ritengo vada confermato, Gualtieri ha dimostrato sensibilità sociale e di saper ascoltare il Parlamento.
Ritengo che nella giornata di oggi questi nodi vadano sciolti, non possiamo perdere un’altra settimana in discussioni con Renzi che continua i rilanci. In questo quadro deve essere credibile l’alternativa delle elezioni, perché se non c’è questa alternativa sul tavolo ci consegniamo alla misericordia del senatore Renzi. Le elezioni sono il piano b. Chi non ha alcun rilievo fuori dal Palazzo, come Italia viva, non può dare le carte.
Mi pare che ci sia stato un giudizio largamente condiviso di inaffidabilità su Italia viva, dopodichè con realismo abbiamo il dovere di tentare di costruire una maggioranza seria che deve avere come asse il rapporto M5S-PD e debba avere come agenda l’interesse per le fasce più deboli. Spostare l’asse del governo verso interessi più forti a mio avviso è inaccettabile.
Italia viva ha interpretato un sentimento largamente prevalente nell’establishment e cerca di spostare l’asse del governo verso interessi più forti. Conte non è Che Guevara, il governo giallorosso non è stato rivoluzionario, ma ha dato maggiore attenzione a una serie di interessi sociali che erano molto a margine.
L’importante è che sia chiaro che il punto non sono le slide del Recovery Plan, il punto politico è l’interpretazione di Italia viva di interessi molto forti che vogliono essere protagonisti ancora una volta di un passaggio fondamentale”.
Sulle parole del pres. di Confindustria Bonomi su Gualtieri e il blocco dei licenziamenti. “Un cambio di rotta, almeno stando alle dichiarazioni di ieri, c’è stato. E’ un cambio di rotta di buonsenso. Se oggi non tieni su i redditi e la continuità occupazionale non hai domanda interna e non hai consumi, quindi è interesse anche dell’impresa che ci sia sostegno al reddito”.