RENATO RASCEL, UN PROTAGONISTA DELLO SPETTACOLO DEL NOVECENTO

ROMA – Un viaggio nel mondo di un artista che ha saputo segnare un’epoca. “Renato Rascel – Un protagonista dello spettacolo del Novecento” (400 pagine, 19,80 euro) è l’ultimo libro di Elisabetta Castiglioni, giornalista, scrittrice e conoscitrice a fondo di un mondo, quello artistico, in cui Rascel, pseudonimo di Renato Ranucci, nato a Torino il 27 aprile 1912 e morto a Roma il 2 gennaio 1991, ha costruito una carriera da autentico fuoriclasse. Forte di un inequivocabile stile e del suo talento di “one man show”, Rascel si è districato con nonchalance tra avanspettacolo, rivista, commedia musicale, prosa, cinema, televisione, musica leggera, materie differenziate di ogni capitolo del libro di Castiglioni, frutto di uno studio approfondito della ‘materia’ con ricerche in archivi pubblici e privati sulla carriera del “Piccoletto” nazionale troppo spesso sottovalutato dalla critica (ma non dal pubblico). Il suo personaggio stralunato e fanciullesco ha attraversato i più diversi generi dello spettacolo, instaurando un dialogo immediato col pubblico e spaziando dall’umorismo del “Corazziere” alla poetica dell’assurdo di Beckett e Jonesco, dalle commedie musicali di Garinei e Giovannini a canzoni “evergreen”, prima fra tutte “Arrivederci Roma”. L’opera, pubblicata con Iacobelli editore (collana Pop Story), ripercorre analiticamente le varie tappe della storia artistica e umana di Rascel, sino a coglierne la misura della sua grandezza. Imperdibili le foto che servono a ‘chiosare’ un libro imperdibile per gli amanti del grande Rascel e della storia dello spettacolo italiano. “I Renato Rascel, alias il ‘Piccoletto nazionale’, era uno di quegli artisti poliedrici che poteva (e riusciva) a scrivere e interpretare ogni ruolo con entusiasmo, grinta e determinazione – sottolinea Elisabetta Castiglioni – Oserei dire che il suo talento sia derivato, proprio fin da bambino, dalla capacità di osservare intorno a sé quello che accadeva e di concentrarsi nel restituirlo – con situazioni sceniche, battute e interpretazioni surreali – tramite una propria creatività onirica e deliziosa, soprattutto spiazzante. La sorpresa più grande è proprio di aver scoperto che la sua grandezza derivava dall’essere un autodidatta intelligente e ‘spugnoso’, capace di ascoltare lo spettatore ed intuirne i suoi umori: insomma, un autentico ‘servitore’ dello spettacolo”.