“La vendemmia 2024 si preannuncia ricca di sfide e opportunità. Secondo le ultime autorevoli stime, infatti, l’annata dovrebbe essere caratterizzata da un recupero quantitativo rispetto all’anno precedente ma con numeri ancora lontani dalla media produttiva dell’ultimo quinquennio. E questo, in parte, per responsabilità del cambiamento climatico con l’aumento delle temperature e l’irregolarità delle piogge che stanno impattando sempre più sui vigneti, richiedendo nuovi approcci agronomici e tecnologie per preservare la qualità del prodotto. E proprio da qui, a livello globale, bisogna ripartire al fine di innescare un percorso politico-istituzionale realmente virtuoso e proteso al contrasto al riscaldamento globale. Dal punto di vista locale e nazionale, invece, dobbiamo ricominciare dalle giovani generazioni, sempre più attratte dalle aree urbane e sempre più distanti dal settore primario. La passione per la terra e il vino deve ritornare tra i giovani, grazie a progetti formativi, incentivi all’imprenditorialità agricola e una crescente sensibilità verso la sostenibilità. Il futuro del vino italiano passa anche dalle mani dei giovani viticoltori, che con competenze innovative e una forte attenzione all’ambiente, potrebbero ridefinire le modalità e le quantità di produzione. Altro tema fondamentale è, poi, il potenziamento dell’enoturismo, una risorsa sempre più strategica per il rilancio dei territori e delle economie locali. Bisogna raccontare maggiormente la cultura e la tradizione vitivinicola, riaprire le cantine italiane, rilanciare le esperienze enoturistiche, che spaziano dalle degustazioni ai tour tra i vigneti, renderle sempre più immersive, sostenibili e in grado di offrire un forte legame con la cultura della terra. E, in tal senso, la vendemmia potrebbe rappresentare non solamente una sfida produttiva, ma anche e sopratutto un momento propizio per rafforzare il legame tra territorio, comunità, innovazione, turismo e sostenibilità”
Così, in una nota, Andrea Tiso, presidente nazionale di Confeuro