E’ in scena fino al 3 novembre, al Teatro Quirino di Roma, “1984” di George Orwell, con l’adattamento di Robert Icke e Duncan Macmillan e la traduzione e regia di Giancarlo Nicoletti. Protagonista un cast d’eccezione, con Violante Placido, Ninni Bruschetta e Woody Neri in testa, oltre a Silvio Laviano, Brunella Platania, Salvatore Racantore, Tommaso Paolucci, Gianluigi Rodrigues e Chiara Sacco.
1984, o un anno di un futuro qualsiasi. Il mondo è diviso in tre superstati in guerra fra loro: Oceania, Eurasia ed Estasia. L’Oceania è governata dal Grande Fratello, che tutto vede e tutto sa. I suoi occhi sono le telecamere che spiano di continuo nelle case, il suo braccio la Polizia Mentale che interviene al minimo sospetto. Tutto è permesso, non c’è legge scritta. Niente, apparentemente, è proibito. Tranne pensare. Tranne amare. Tranne divertirsi.
Insomma: tranne vivere, se non secondo i dettami del Grande Fratello. Perfino i bambini sono diventati spie e così sono chiamati; la guerra è permanente, non importa contro quale nemico, e i teleschermi, insieme alle videocamere, controllano tutti. Winston Smith, un uomo comune che lavora al Ministero della Verità, è solo un ingranaggio del sistema che tiene un diario clandestino in cui annota i suoi ricordi, le sue verità e le sue domande più profonde. Anche se non c’è “amore tranne quello per il Grande Fratello, non c’è lealtà se non quella verso il Partito”, Winston si innamora di Julia, pur avendo paura che sia una spia pronta a consegnarlo alle torture del Grande Fratello. Nel disperato tentativo di vivere una vita normale, dovrà scoprire di chi e di cosa può fidarsi.
A colpire, nella messa in scena di “1984” sono anche le scene di Alessandro Chiti che, con le musiche di Oragravity e i costumi di Paola Marchesin, trasmettono inquietudine utilizzando suoni improvvisi e giochi di luce sapienti e ben calibrati. Bravissimi Placido, Bruschetta e Neri, capaci di trasferire nello spettatore il messaggio orwelliano di condizionamento e tortura psicologica che arriva dritto all’anima con una spietata riflessione sull’attualità.