La crisi climatica e quella della giustizia sociale sono due fenomeni strettamente intrecciati, anche se spesso questo collegamento viene ignorato o sottovalutato. Non è possibile risolvere la prima senza intervenire sugli effetti della seconda. Secondo il programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP) il cambiamento climatico è, a tutti gli effetti, una questione di giustizia. L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, non a caso, sottolinea chiaramente la correlazione tra i cambiamenti climatici, povertà e disuguaglianze. Gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGS) pongono al centro della loro azione la necessità di ridurre la povertà globale insieme alla lotta al riscaldamento del Pianeta. Ma cosa ha portato il Segretario Generale dell’ONU a ribadire questa connessione? Le nazioni più povere e le comunità più vulnerabili, che hanno dato un contributo minimo all’aggravarsi della crisi climatica, sono quelle che subiscono maggiormente le sue conseguenze devastanti. Di conseguenza, affrontare il cambiamento climatico non significa solo ridurre le emissioni di gas serra ma anche combattere le Povertà che alimentano tale crisi. Esistono vari aspetti che mettono in luce quanto siano interconnesse queste due sfide globali, dimostrando che la giustizia climatica è fondamentale per una vera soluzione alla crisi ambientale. Per questa ragione le disuguaglianze territoriali, economiche e sociali, create e aggravate da un cambiamento climatico, rappresentano un nodo complesso e delicato, che richiede interventi mirati e urgenti per proteggere chi è più vulnerabile, sia a livello nazionale che mondiale. Cosa ne pensano i grandi governi del pianeta?”.
Così, in una nota, Carmela Tiso, portavoce nazionale del Centro Studi Iniziativa Comune.