“Un 8 marzo che porta il peso del conflitto in Ucraina invasa dalla Russia e di tutte le guerre ancora in corso nel mondo. Molte donne sono scese in piazza in questi giorni per chiedere di cessare il fuoco, un’azione diplomatica delle istituzioni europee più forte e maggiore protagonismo dell’ONU, per esprimere solidarietà e vicinanza alle donne costrette a scappare dalle aree di conflitto e a quelle che stanno lottando in Ucraina e protestando in Russia”. Così, in una nota, la Cgil di Roma e del Lazio.
“Un 8 marzo- continua la nota- in cui continueremo a chiedere lavoro di qualità e dignitoso, soprattutto per donne e giovani dopo due anni di emergenza sanitaria, economica e sociale che hanno pesato gravemente sulle spalle delle donne. Protagoniste nella lotta al Covid in ambito socio sanitario e assistenziale e in tutti i settori essenziali, nella scuola, nel commercio, nei lavori di pulimento: tutti settori a prevalenza femminile.
Donne che hanno pagato un prezzo doppio, sono state le più contagiate e nei servizi non essenziali hanno subito il rischio del licenziamento, del mancato rinnovo dei contratti e gli ammortizzatori sociali. Mettendo a confronto i dati INPS tra le attivazioni e le cessazioni dei rapporti di lavoro negli ultimi anni, la percentuale delle donne occupate nel Lazio, con contratti a tempo indeterminato e determinato, si aggira intorno al 38%, ben lontano dal raggiungere almeno la metà del totale degli occupati con queste tipologie di contratto. A questo dato si aggiunge anche la percentuale delle donne che hanno un contratto part-time involontario: 56%. Una percentuale molto alta che si traduce in salari molto più bassi rispetto a quelli degli uomini. Questa dinamica non è nuova e si inserisce in un contesto molto critico del mercato del lavoro. Un mercato del lavoro frammentato, conseguenza di leggi che hanno messo al centro gli interessi dell’impresa togliendo diritti e tutele alle lavoratrici e ai lavoratori. Ciò ha comportato, già da diversi anni, a un saldo negativo tra attivazioni e cessazioni nella tipologia contrattuale del tempo indeterminato, in un trend sempre crescente di precarizzazione del lavoro.
I contratti di lavoro a tempo indeterminato, infatti, o non vengono sostituiti o vengono sostituiti con altre tipologie (a termine, a chiamata, di somministrazione). Per quanto riguarda i contratti a termine, secondo i dati INPS e le comunicazioni obbligatorie del Ministero del Lavoro, i contratti a termine fino a 30 giorni sono il 58%. Di questi il 38% hanno la durata di un solo giorno”.
“In questo 8 marzo- conclude la nota- chiederemo siano incrementati il welfare pubblico, gli investimenti per anziani non autosufficienti, i servizi educativi per bambine e bambini, le infrastrutture sociali e che cresca la cultura di condivisione del lavoro di cura per una società più equa. Continueremo a batterci inoltre contro la violenza maschile sulle donne, gli stereotipi di genere e la disparità salariale tra uomo e donna”.
(Agenzia Dire)