“A Malagrotta è bruciato essenzialmente combustibile da rifiuti (cdr), estratto dalla frazione indifferenziata dopo il passaggio nei TMB. Dato che si tratta dello stesso componente che va a finire negli inceneritori, è bene riflettere sulla nocività e pericolosità di quel tipo di impianti.
Gli incidenti avvengono più facilmente quando si gestiscono i rifiuti secondo logiche di profitto, accumulando enormi quantità di rifiuti in impianti di grandi dimensioni. L’alternativa è - come prevedono le norme, a partire da quelle Ue - la riduzione dei rifiuti indifferenziati attraverso l’incremento della raccolta differenziata, la minimizzazione degli impianti, il recupero materia anziché l’incenerimento e la sua predisposizione.
Quanto accaduto si poteva certamente prevenire e scongiurare. I diversi strumenti normativi a disposizione - dalla Legge regionale aree a rischio, a mia prima firma, a quella sui Siti di interesse nazionale per le bonifiche -, per i quali mi sono battuto in prima persona, non sono purtroppo mai stati attuati.
Adesso, oltre all’insopportabile impatto ambientale, con danni per la salute delle persone e per l’ecosistema (che nei prossimi giorni accerteremo con il monitoraggio dei valori tossici nell’area), è chiaro che adesso si apre una fase complessa nella gestione rifiuti della Capitale. Entrambi i TMB di Malagrotta sono attualmente fuori uso e circa 1200 tonnellate sulle 2500 di indifferenziato che Roma raccoglie giornalmente devono ora trovare una diversa collocazione. Una situazione grave che ci dice con chiarezza quanto sia urgente cambiare modello”.
Cosi in una nota il consigliere regionale Marco Cacciatore (Europa Verde) e Presidente Commissione X Urbanistica, Politiche abitative, Rifiuti Regione Lazio