Al Teatro Arcobaleno di Roma, dal 13 al 29 gennaio, va in scena “Il Vantone”, con la regia di Nicasio Anzelmo, versione teatrale e traduzione del Miles Gloriosus firmata da Pier Paolo Pasolini e prodotta dal CTM-Centro Teatrale Meridionale nel 100° anniversario dalla nascita del regista e scrittore.
Autentico cammeo della risata “Il Vantone”, commedia che ha annoverato in precedenti edizioni interpreti quale Arnoldo Foà o Paolo Ferrari, esce certamente dagli schemi delle opere teatrali di Pasolini,il quale affrontò la stesura del testo traducendo dal latino al romanesco quanto sceneggiato da Plauto nel Miles Gloriosus, senza tuttavia portare nello stesso altra identità che non fosse l’ilarità stessa del gergo. Nicasio Anzelmo, regista estroso e poliedrico chiamato dal CTM a dirigere l’ambizioso progetto di un allestimento duraturo nel tempo e spurio da qualsivoglia confine territoriale, è andato oltre puntando su Plauto nella traduzione di Pasolini.
“All’interno della propria traduzione che segue parola per parola quanto scritto in latino da Plauto – sottolinea Anzelmo nel presentare la propria regia – Pasolini non ha portato nulla di nuovo a livello espressivo tranne la presenza di certo linguaggio dialettale, linguaggio da cui evince una società coattiva propria delle periferie delle grandi città. Il Vantone è il disegno della periferia romana ma potrebbe esserlo anche di altre città perché è il linguaggio di un agglomerato sociale. Per dirigerlo, io sono partito da qui, ho puntato su Plauto nella traduzione di Pasolini. Ne risulta uno spettacolo che ricalca appieno gli anni ’60 epoca in cui Il Vantone venne scritto, periodo in cui a fianco alle commedie brillanti interpretate da giovanissimi attori quali Vittorio Gassman, per il quale peraltro venne scritto, fiorivano spettacoli di Macario e Wanda Osiris stracolmi di quei doppi sensi, lazzi e giochi di parole propri del testo stesso.”
“Nonostante si stia vivendo un momento storico sociale che non favorisce i grandi investimenti teatrali – dice Domenico Pantano, interprete ma anche rappresentante del Centro Teatrale Meridionale – il CTM di Reggio Calabria ha creduto fortemente nell’allestimento di un’opera che fosse all’altezza del nome che portava e non ha lesinato, per esempio, nella scenografia ideata da Angela Gallaro Coracci e costruita pezzo per pezzo nel laboratorio scenotecnico di Mario Amodio, che ha gran tradizione nel settore. Abbiamo una scenografia molto raffinata, molto pensata. Lo stesso vale per i costumi che riproducono il periodo storico contemplato, gli anni ’60, e sono molto ricercati sia che richiamino lo sperluccichio esagerato del varietà sia che alludano ai figli dei fiori. Tutto è frutto di accurata ricerca e da produttore mi sento molto orgoglioso di aver realizzato un’opera di notevole qualità centrando appieno nel risultato l’obiettivo di partenza ovvero l’idea di realizzare un prodotto di alto livello per portarlo avanti nelle stagioni.”