Commissione Covid-19, la pandemia nelle carceri del Lazio

Una vasta panoramica sulla gestione della pandemia da parte del sistema penitenziario, sull’impatto che ha avuto dal punto vista sociale e sanitario, ma anche su quali siano le azioni da mettere in campo per migliorare la situazione nelle carceri. In due ore di audizione da parte della commissione speciale per l’emergenza Covid 19 del Consiglio regionale, presieduta da Paolo Ciani, sono emersi diversi spunti di riflessione, come ha detto lo stesso Ciani nella conclusione, con lo scopo di “rompere l’isolamento delle carceri”.

Il primo intervento è stato quello di Antonella Tarantino, in rappresentanza della direzione regionale Sanità, che ha sottolineato il grande lavoro fatto dai responsabili delle 8 Asl a cui fanno riferimento i 14 penitenziari esistenti nel Lazio e la collaborazione continua con le altre istituzioni. “Dal nostro punto di vista – ha spiegato Tarantino – il momento più complesso è stata la gestione della campagna vaccinale, che abbiamo voluto fare in contemporanea in tutti gli istituti e che ha riguardato 5.500 detenuti e 4.000 lavoratori”.

Fabio Vanni, direttore dell’ufficio detenuti e trattamento del provveditorato Lazio, Abruzzo e Molise, ha puntato l’attenzione sulle difficoltà logistiche, soprattutto nella fase acuta della pandemia: “La necessità di sottoporre a isolamento sanitario per 15 giorni tutti i nuovi arrivati ha portato a una rivoluzione nella gestione delle carceri, abbiamo dovuto spesso indirizzare i detenuti a istituti diversi da quelli deputati per territorio, anche al di fuori della Regione. Importantissima, visto il blocco dei colloqui, la possibilità di usare collegamenti telematici. Sono stati comprati centinaia di smartphone. E il videocolloquio dovrà essere usato anche al di fuori della pandemia. In un’ottica di umanizzazione delle carceri, rappresenta una possibilità importante per entrare in contatti con i propri familiari, soprattutto per gli stranieri. Così come importante è stata l’attivazione della didattica a distanza. Stiamo lavorando per collegare gli istituti con la fibra”.

Il garante delle Persone sottoposte a misure restrittive della libertà del Lazio, Stefano Anastasìa, ha ripercorso i momenti più critici: “Ricordo il ritardo nella campagna vaccinale – ha spiegato – c’è stata una lunga insensibilità del Governo nazionale. Ci sono questioni importanti ancora aperte: Il Covid ha stravolto il sistema penitenziario: Regina Coeli, per fare un esempio, è stata usata per detenuti con sentenza e non – come sarebbe previsto – per quelli in attesa della convalida dell’arresto o del processo. Bisogna tornare ad usare le strutture più adeguate. Restano problemi strutturali, che la pandemia ha messo ancora più in evidenza: ogni stanza dovrebbe avere la sua doccia, non è così. Serve maggior coordinamento fra le strutture penitenziarie i servizi sociali territoriali. Bisogna usare i fondi del Pnrr per usare la telemedicina, uno strumento importantissimo per garantire la salute dei detenuti”.

E’ stata poi la volta dei consiglieri presenti: Chiara Colosimo (FdI), Marta Bonafoni (Lista Zingaretti) e lo stesso Ciani, hanno posto una serie di domande sul numero di vaccinati, sui supporti psicologici adottati soprattutto nel periodo di isolamento sanitari, sulla ripresa delle attività delle associazioni di volontariato.

Sia Vanni che Tarantino e Anastasìa hanno puntato l’attenzione sulla tutela della salute mentale. In particolare, il garante regionale ha ricordato che “dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, i servizi nelle carceri devono essere ancora attivati”.

Il presidente Ciani, chiudendo l’audizione, ha voluto ringraziare tutto il personale, sia sanitario che dell’amministrazione penitenziaria che “in questi due anni ha lavorato in condizioni ancora più difficili” e ha ricordato anche “le iniziative prese dal Consiglio regionale per accelerare la vaccinazione della popolazione detenuta”.