SANITÀ, CARTABELLOTTA:: “I SOLDI CI SONO MA DOBBIAMO RECUPERARE GLI SPRECHI”

SANITÀ, CARTABELLOTTA:: “I SOLDI CI SONO MA DOBBIAMO RECUPERARE GLI SPRECHI”

“Dal punto di vista quantitativo per il 2024 c’è questo ulteriore incremento di 3 miliardi che, aggiunti ai 2,3 previsti dalla manovra precedente, portano a 5,6 miliardi in più rispetto al 2023. È evidente che una quota importante di questi soldi andrà assorbita dal rinnovo dei contratti del personale dipendente e convenzionato, la cifra esatta non si conosce ma il ministro Schillaci ha parlato al Senato di circa 2,5 miliardi, una cifra importante”.
Nino Cartabellotta, medico e presidente della Fondazione GIMBE, è stato ospite questa mattina su Radio Cusano Campus per discutere della recente manovra finanziaria. Durante la trasmissione ‘L’Italia s’è desta’ Cartabellotta ha approfondito la situazione attuale del sistema sanitario nazionale e gli impatti previsti da questa manovra governativa.
“Il quadro ci indica che i soldi ci sono” ha dichiarato Cartabellotta. “Sicuramente dal punto di vista quantitativo le risorse sono stata aggiunte, ma la maggior parte di queste, soprattutto i 3 miliardi in più del 2024, per un buon 80% saranno assorbiti dai rinnovi contrattuali di medici e infermieri. Poi, per il 2025 e 26 gli incrementi saranno veramente molto modesti: +1 miliardo nel 2025, + 1,2 nel 2026, che se dovesse persistere questo tasso di inflazione servirebbero semplicemente a erodere quelli che sono gli incrementi dei costi dovuti all’inflazione stessa”.
Alla domanda se il governo abbia rilanciato o meno il finanziamento pubblico per la sanità, Cartabellotta ha dichiarato: “Facendo vedere questo rilancio progressivo negli anni la risposta è no, ma se la domanda fosse se il governo abbia messo dei soldi importanti sulla sanità, la risposta allora è sì ”.
A tal proposito si è poi parlato della carenza di personale all’interno delle strutture sanitarie.
“Per le nuove assunzioni quello che prevede la manovra sono 250 milioni per il 2025, e 350 dal 2026 per il personale sanitario, in particolare per l’assistenza territoriale. Si tratta di cifre modeste ma sono disponibili dall’anno successivo, quindi dal 2025” ha ribadito il presidente della fondazione GIMBE.
“Il vero problema è che dal sistema pubblico se ne stanno andando tanti professionisti sanitari e, di fatto, non abbiamo il personale sanitario a cui affidare tutta una serie di mansioni. È un po’ come chiedere a un’equipe di ristoratori di produrre una quantità doppia di pasti, il triplo di quelli che producono senza avere nessun personale aggiuntivo”, ha spiegato Cartabellotta.

E sulle carenze tappate dai cosiddetti professionisti a gettone: “Esiste il tetto di spesa per il personale sanitario, ossia le regioni non possono spendere più di una determinata cifra. Quindi, l’acquisizione di personale attraverso cooperative o medici a gettone non finisce nel capitolo del personale come rendicontazione pubblica della spesa, ma in quello di beni e servizi. Questo tipo di strategia è stata usata da tanto tempo per far sì che si tappassero i buchi dove c’era bisogno ma non si sforasse il tetto di spesa per il personale.
Oggi invece si sta determinando un problema importante ¬– ha proseguito Cartabellotta- pensiamo ad esempio al direttore generale di un ospedale dove non ci sono medici per il pronto soccorso. Ha due alternative: o prende i medici a gettone oppure chiude il pronto soccorso, o lo lascia scoperti dei turni.
Il padre o la madre di tutti i problemi è il tetto di spesa per il personale sanitario, che inevitabilmente rappresenta una sorta di gioco che le regioni non possono superare se non attraverso questo stratagemma”.
E sul MES sanitario ha aggiunto “Il MES sanitario, dal punto di vista della sua esigibilità, è scaduto nel dicembre del 2022. Questo è un dato di fatto. Era una linea di finanziamento che doveva aiutare i paesi europei a superare lo stress post-pandemico e la data ultima per chiedere l’accesso era il 31 dicembre del 2022. Quindi aldilà di dichiarazioni più o meno avventurose di alcuni politici, oggi al MES sanitario non si può più accedere.
Non è stato fatto in quel preciso momento storico – ha spiegato il medico aggiungendo -ma anche se lo avessimo preso, non lo avremmo potuto usare come un fondo di ristrutturazione per il servizio sanitario nazionale perché serviva a coprire le spese dirette e indirette legate alla pandemia: i vaccini, i farmaci e tutto il personale che è salito. È stata fatta questa scelta politica all’epoca, non so se sia stata una scelta corretta o sbagliata, ma oggi non è più utilizzabile.
Nel nostro piano di rilancio del servizio sanitario nazionale c’è però un capitolo specifico che parla di ridurre gli sprechi e le inefficienze, dando quindi per certo che gli sprechi e le inefficienze ci siano. A breve termine e senza riforme, questi sprechi non saranno più recuperabili perché faranno parte di quel sistema organizzativo che negli anni ha cristallizzato una serie di situazioni. Sarebbe un po’ come dire – ha spiegato Cartabellotta – che sosteniamo il paese con i soldi che recuperiamo dall’evasione fiscale. Li potremmo recuperare, ma servono riforme importanti e sono risorse recuperabili nel medio lungo periodo. Quindi se si vogliono recuperare gli sprechi, prima bisogna capire esattamente dove sono e questo più o meno lo sappiamo”.
E sul cosa fare per risanare questa situazione, Cartabellotta ha infine dichiarato: “Una riforma adeguata per proteggere e tutelare il medico dal punto di vista medico-legale. Bisogna lavorare sui cittadini per evitare che chiedano prestazioni inappropriate, ci sono problemi nell’acquisizione di beni e servizi spesso con costi troppo diversi, ma ci vogliono delle risorse anche in quel senso. Quindi dire che i soldi vanno spesi meglio è assolutamente giusto, però bisogna anche dire che se voglio recuperarli devono fare delle riforme sapendo che questi soldi li potrò recuperare, se non tutti ma in parte, altrimenti diventa soltanto una dichiarazione d’intenti”, ha concluso il presidente della fondazione GIMBE Nino Cartabellotta.