Social media, religione, politica e famiglia. In Campidoglio un incontro organizzato da Azione

COMUNICATO STAMPA
Social media, religione, politica e famiglia. In Campidoglio un incontro organizzato da Azione sulle problematiche del disordine informativo e gli strumenti per arginarlo
Flavia De Gregorio, capogruppo capitolino di Azione: «Molto spesso ci troviamo di fronte a informazioni inquinate appositamente. Distinguerle è molto importante e ci permette di non farle circolare ulteriormente rendendole virali».

Roma, 8 novembre 2023 – Politica, immigrazione, salute, ma anche credo religioso e altri aspetti della vita sociale. Nessun ambito è escluso dalla possibilità di finire nel tritacarne del disordine informativo. Quello della manipolazione delle notizie non è di certo un fenomeno recente, ma oggi a fare la differenza rispetto al passato, con l’avvento dei social media, è soprattutto il modo di produrre, far circolare e interpretare i messaggi.
Di bufale mediatiche e disordine informativo si parlerà nell’incontro organizzato dal gruppo capitolino di Azione dal titolo “Social media, religione, politica e famiglia. Che fare?”, in programma mercoledì 8 novembre dalle ore 17 nella Sala Calcagni in Campidoglio (Via del Tempio di Giove, 3).

Ai lavori, che saranno aperti dal capogruppo capitolino di Azione Flavia De Gregorio, prenderanno parte l’onorevole Elena Bonetti (Camera dei Deputati), padre Marco Staffolani, vicedirettore dell’Ufficio Cultura del Vicariato di Roma, e Alessandra Vitullo, ricercatrice e docente alla facoltà di Sociologia della comunicazione e Sociologia della migrazione dell’Università La Sapienza. Nel corso dell’incontro sarà anche presentato l’ultimo libro di Fabrizio Mastrofini dal titolo “Followers contro. Come twitter scompiglia la Chiesa”.

Secondo il capogruppo capitolino di Azione, Flavia De Gregorio: «In qualche modo i disordini informativi sono legati, oltre che all’offerta di contenuti spazzatura e a comportamenti errati di molti utilizzatori del web, all’impossibilità da parte di alcune persone di fare una distinzione netta tra fonti affidabili e inaffidabili così come tra contenuti certificati e contenuti privi di fondamento. Ma, in un contesto in cui notizie e informazioni viaggiano in maniera più veloce e capillare rispetto al passato, nessuno è esente dal rischio di contribuire, seppure in assoluta buona fede, alla circolazione di notizie false».

Per ridurre il disordine informativo, in una situazione di “abbondanza di notizie” come quella attuale, è indispensabile dunque lavorare per azzerare la vulnerabilità del lettore così come dell’utente della rete, in modo da renderli più consapevoli e capaci di orientarsi all’interno delle informazioni e selezionare solo quelle attendibili senza lasciarsi influenzare nella scelta da motivazioni, reazioni emotive o aspettative di natura personale. Applicare questa ricetta non è certo facile, è per questo che un ruolo importante va riconosciuto al mondo della politica e delle istituzioni che spesso hanno pagato a caro prezzo le conseguenze della disinformazione. Durante la pandemia da Covid-19, ad esempio, la disinformazione – stando ai dati dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, che ne ha monitorato con attenzione l’andamento – ha raggiunto un picco massimo pari al 6,8% del totale di notizie online pubblicate sul tema. Non appena, però, quest’ultimo è entrato nell’agenda di media e governo, la disinformazione ha perso in parte la sua capacità attrattiva e, anzi, il consumo di informazione e di disinformazione sono cresciuti in parallelo.

«La disuguaglianza digitale rappresenta la condizione di svantaggio in cui la maggioranza dei cittadini è privata della capacità di orientarsi e acquisire le informazioni necessarie per agire, discutere, partecipare. Per questo non va sottovalutata dal mondo della politica e delle istituzioni, a maggior ragione se consideriamo che l’utilizzo corretto delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione contribuiscono all’accrescimento delle conoscenze e all’esercizio di una cittadinanza democratica. È proprio per questo che ritengo sia assolutamente doveroso lavorare subito e bene», ha concluso Flavia De Gregorio.