CASO GREGORY, MINA WELBY (ATTIVISTA): “AI GENITORI SEMBRERÀ IMPOSSIBILE LA SCELTA FATTA MA AL BAMBINO GESÙ NON AVREBBERO POTUTO FARE DI PIÙ DI QUANTO FATTO A LONDRA”
“In Inghilterra la Children Act del 1989 previene la difficoltà dei genitori nel prendere una decisione tanto difficile e dolorosa: doversi esprimere per la vita o la morte di un loro bambino. Ai genitori può sembrare impossibile si sia votato per la morte perché, come viene detto loro, non avrà buona e decente vita futura, ma i medici questo lo vedono, specialmente quelli dell’Istituto di ricerca a Londra”.
Così ha dichiarato a Radio Cusano durante il programma “L’Italia s’è desta”, l’attivista Mina Welby, moglie di Piergiorgio Welby, in merito alle polemiche riguardanti il caso Indi Gregory, bambina deceduta in Inghilterra per volere dei medici.
“Per Indi Gregory, morire da così piccola è un semplice addormentarsi nelle braccia dei genitori. Anche se non è a casa, la sua casa sono le braccia dei genitori”, ha continuato Welby. “Il trasporto nella loro casa sarebbe stato molto difficile con i macchinari. La politica italiana diceva di volerla qui al Bambino Gesù, ma il Bambino Gesù non credo avrebbe potuto fare di più di quello che avrebbe fatto l’ospedale in Inghilterra”.
E sulla libertà di scelta e le analogie con il caso del marito, Mina Welby ha poi ribadito, “Piergiorgio avrebbe potuto avere il termine della sua vita molto prima, ma non c’era ancora la legge 35 sull’articolo 32 della Costituzione in cui una persona può decidere di rifiutare i trattamenti sanitari. Così Piergiorgio ha detto allora io faccio il disubbidiente, ha chiesto al dottore di assisterlo, il dottore lo ha sedato e lo ha lasciato morire, questo è l’interruzione del trattamento sanitario”, ha spiegato.
“Il Dr. Riccio è stato denunciato per omicidio del consenziente. Però il giudice lo ha poi prosciolto in base all’articolo 51 del codice penale, perché ha fatto il suo dovere da medico. Da qui è sfociata la legge 219 in cui si parla appunto della possibilità di un malato di rifiutare i trattamenti sanitari”.
In merito poi a dei possibili passi indietro di questo governo sulla libertà di scelta degli individui, Welby ha concluso: “Purtroppo si, lo sentiamo già ora. Ci sono tantissime famiglie che hanno figli che stanno crescendo in gravi difficoltà e se loro quando saranno più grandi non avranno assistenza adeguata, chiederanno sempre ai loro genitori il perché li abbiano fatti nascere. Spesso anche il personale assistenziale non è formato, persino maleducato con la famiglia e il malato stesso.
Chiedo proprio al governo di fare indagini sul territorio, sulla situazione delle famiglie in disabilità, perché dove c’è un disabile in famiglia tutta la famiglia è disabile allo stesso tempo. Non possono andare in vacanza, sono sempre attaccati alla persona, non hanno abbastanza. Non basta avere le cure a domicilio, perché la gravità delle difficoltà delle famiglie va poi oltre”, ha concluso.