SCIOPERO, PARLA CLAUDIO BORGHI(LEGA)

SCIOPERO, CLAUDIO BORGHI (LEGA): “STRUMENTALE. I LAVORATORI NON CREDO VADANO A SEGUIRE SITUAZIONI CHE NEANCHE LORO CAPISCONO”

“I sindacati hanno voluto fare una questione politica e non di lavoro. Il lavoro e la difesa del lavoro non c’entrano proprio nulla con lo sciopero lanciato dai sindacati questa volta, e per questo hanno avuto una risposta politica da parte del ministro che si è opposto”.
Lo ha dichiarato l’On. Claudio Borghi, senatore della Lega, nel corso del programma radiofonico “L’Italia s’è desta” su Radio Cusano.
“È uno sciopero che era già stato annunciato ad agosto, prima di sapere che cosa fosse la manovra. Già fa capire che non è che c’era proprio tanta buona fede”, ha continuato Borghi. “Nessuno va a vedere tutte le voci di spesa della manovra perché il cuneo fiscale va ai dipendenti, i rinnovi contrattuali vanno ai dipendenti, il rinnovo sanità va ai dipendenti, il taglio delle aliquote va a tutti, ma va soprattutto ai dipendenti”, ha precisato il senatore leghista.
“Se ci fosse stata buonafede, a quel punto sarebbe bastato fare un piccolo sforzo di negoziazione e si sarebbe andati tutti d’accordo. Ma se c’è, invece, malafede, cosa che io penso ci sia, stiamo cercando solo lo scontro”.
E sul diritto allo sciopero “anche qui sono scelte curiose dato che è strumentale. Lasciarglielo fare? Sinceramente penso che gli scontri permanenti li ottieni quando ci sono delle situazioni tali per cui uno ha dei motivi per farlo”, ha continuato. “I lavoratori non credo che vadano a seguire delle situazioni che neanche loro capiscono nè riconoscono”.
Sulla possibilità che la presa di posizione di Salvini sullo sciopero possa essere controproducente, Borghi ha dichiarato “Secondo me non dovrebbe essere controproducente. Le grandi mobilitazioni di massa sono sempre avvenute sulla base di un qualcosa di specifico. Vedi in Francia, con la manovra sul carburante e la prima rivolta dei gilet gialli.
Anche in Europa hanno valutato che quel deficit sia il più alto che si poteva fare rispetto alle condizioni date. Finora la manovra a ridistribuzione è sempre piaciuta al PD: nel mondo pre-pandemia, aumento l’iva e taglio dei sussidi da una parte. Da queste tasse ricavo poi delle cifre che magari do a qualcun altro. Alla fine però si crea incertezza. Bisogna invece concentrare tutto il possibile sugli stipendi e sulle pensioni perché l’inflazione è quella che in questo momento ci sta colpendo di più”, ha ribadito Borghi.
“Una scala mobile come negli anni ‘80 e la cosa più simile che si poteva fare per riuscire ad alzare gli stipendi senza obbligare i datori di lavoro a pagare di più, era il cuneo fiscale, la riduzione dell’aliquota o il rinnovo dei contratti dove li può rinnovare lo Stato”.
In merito infine alle proteste del settore medico “Sono arrabbiatissimi perché ovvio che ci si arrabbi quando si è toccati. C’è una legge del ’65, all’epoca erano un po’ generosi, che prevedeva una salita con il passaggio da retribuzione a pensione. I medici che erano inseriti a cassa salute, avevano un coefficiente di trasformazione dello dispendio -a seguito di quella legge parabolica- invece che del 2% come tutti noi, del 25%.
E dopo 40 anni, quindi, diciamo in previsione della pensione di questi soggetti, si arrivava a cifre assolutamente incredibili. Quando sapranno che, giusta o sbagliata che sia, la norma in questione verrà corretta, si tratterà della categoria che probabilmente avrà più di tutte. E lo sciopero non ci sarà”, ha concluso Borghi.