VIOLENZA DI GENERE, EDOARDO DE ANGELIS: “PROBLEMA CULTURALE“

VIOLENZA DI GENERE, EDOARDO DE ANGELIS (CANTAUTORE): “PROBLEMA CULTURALE. IN QUESTO PAESE FINO A POCHI ANNI FA C’ERA IL DELITTO D’ONORE”

“La canzone è nata a cavallo tra gli anni sessanta e settanta, ha avuto la sua prima risonanza nel 1971 e allora non si parlava ancora di femminicidio. Si parlava di un omicidio, di un atto di sangue con una certa crudezza, ma non era una canzone ispirata o che volesse ispirare a un fatto di cronaca. Era una canzone derivata dalle mie letture da liceale di Pasolini, di Gadda e quindi era diciamo una favola popolare moderna e, come tutte le favole, c’è anche del sangue, c’è anche la violenza”.

Edoardo De Angelis è intervenuto durante ‘L’Italia s’è desta’, programma radiofonico di Radio Cusano Campus, per discutere dei recenti riferimenti alla sua canzone ‘Lella’”.

“Quando la cronaca iniziò a portare all’attenzione quotidiana questo tipo di violenza francamente mi sentivo un po’ imbarazzato”, ha proseguito De Angelis. “Abbiamo quindi pensato di farla divenire un atto di segnalazione, un monito nei confronti di tutto quello che assolutamente non va fatto e in questa chiave devo dire che ha avuto un ruolo positivo”.

La canzone “Lella” è una prospettiva tutta maschile, un uomo che racconta a un altro quello che ha fatto. “Non c’era un compiacimento nel raccontare la storia da parte di chi la raccontava – ha spiegato ai microfoni De Angelis – era semplicemente la descrizione di un momento di violenza particolarmente crudo, ma non c’era il compiacimento da parte dello scrittore.

Nel video di questa versione della canzone, ci sono delle scene di un corto che si chiama “Lella” di un regista molto bravo che si chiama Michele Capuano, la chiave del racconto è proprio nell’ultimo frame del corto”, ha spiegato De Angelis.

“L’autore del femminicidio arriva la notte dell’ultimo dell’anno a casa di un amico quattro anni dopo l’atto e si mette a raccontare a questo amico la storia. La cosa impressionante è che, raccontando la storia, si libera dal peso e quando va via dice ‘mi raccomando, non lo dire a nessuno’, ed esce sorridente. Poi cambia l’inquadratura sul viso dell’amico con gli occhi sbarrati, quello è il momento più importante del corto, perché il dramma del quale si è liberato l’omicida rimane tutto negli occhi di quest’amico che non ha più parole, rimane con gli occhi sbarrati per la pesantezza di quello che gli è rimasto addosso”, ha sottolineato il cantautore.

Chi sarebbe, secondo lei oggi Lella e chi sarebbe il suo assassino?
“Una delle chiavi d’interpretazione della canzone poteva essere quella del disagio che si crea tra due classi sociali, una sorta di rivalsa sociale”, ha continuato De Angelis. “All’epoca non ci furono polemiche, ma molti apprezzamenti. Rimane nella chiave dell’ascolto odierno il fatto della donna che si nega e dell’uomo che non accetta, questa è una chiave, che spesso purtroppo, se non quasi sempre, è la molla di questo disagio sociale”.

E sulla violenza oggi, De Angelis ha chiuso dicendo, “Il problema è culturale. E un problema di questo tipo va inserito con una normativa nei programmi di scuola, a cominciare dalle elementari. Questo è un Paese nel quale fino a pochi anni fa c’era il delitto d’onore”.