CASO SALIS, RICCARDO NOURY (AMNESTY INTERNATIONAL ITALIA): “IMMAGINI FEROCI, SI SAPEVA DA TEMPO MA NON È STATO FATTO NULLA PER MESI”. ZAKI E SALIS? “HANNO IN COMUNE DUE PAESI CON CUI L’ITALIA HA OTTIME RELAZIONI”
“C’è da sorprendersi perché sono immagini che si pensava potessero arrivare da un tribunale egiziano o turco, e invece provengono dalla capitale di uno stato membro dell’UE. Ci dicono che non è proprio l’eccezione, piuttosto la regola. Ma quello che è importante sottolineare è che è contrario agli standard condivisi a livello di UE”.
Queste le parole del portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, intervenuto durante la trasmissione di Radio Cusano “L’Italia s’è desta” per commentare le condizioni di Ilaria Salis, la 39-enne milanese detenuta a Budapest.
“L’Ungheria è già stato un paese attenzionato dall’Europa – ha proseguito Noury – sono state aperte procedure d’infrazione anche su altre questioni che hanno sempre a che fare con lo stato di diritto. In particolare, rispetto alle politiche estremamente dure nei confronti delle persone richiedenti asilo e alla discriminazione nei confronti degli omosessuali messi praticamente al bando dalla legislazione che proibisce la cosiddetta propaganda dell’omosessualità. Il problema specifico dell’Ungheria è che queste misure alternative al carcere sono praticamente inesistenti e questo produce un sovraffollamento”, ha spiegato Noury. “L’anno scorso è stato registrato il più alto numero dei 30 anni precedenti, quasi 19mila detenuti su meno di 10milioni di abitanti. Quindi questa ipotesi di domiciliari è qualcosa di molto raro in Ungheria”.
E sul caso Salis: “Abbiamo appreso della vicenda abbastanza presto – ha dichiarato il portavoce di Amnesty International Italia – c’è stata una prima interlocuzione con le persone direttamente interessate, con la famiglia, con gli avvocati. A settembre, per la prima volta dopo mesi, Ilaria Salis è riuscita a far sapere alla sua famiglia le condizioni spaventose in cui era detenuta e successivamente abbiamo scritto alla Meloni e a Tajani chiedendo che facessero di tutto per garantire i diritti di Ilaria Salis.
Patrick Zaki ci ha fatto conoscere l’universo carcerario egiziano, la Salis quello ungherese – ha continuato Noury – sono due storie diverse ma che hanno in comune un fatto: con entrambi i paesi l’Italia ha ottime relazioni dal punto di vista politico. Quindi stupisce un po’ il fatto che si arrivi sempre tardi a riconoscere che c’è qualcosa di grave in atto. Quello che ha fatto impressione sono quelle feroci immagini lì, nessuno ha potuto dire ‘non possiamo fare nulla’ ” ha sottolineato.
“Ci sono stati dei mesi in cui si poteva fare qualcosa e non si è fatto. Ricordo che esiste un trattato internazionale, che si chiama Convenzione sui diritti consolari, che stabilisce una serie di garanzie in favore dei detenuti che sono all’estero e che prevedono per esempio visite regolari da parte delle autorità consolari del paese di origine. È stato fatto qualcosa? Sarà fatto negli ultimi tempi, ma il papà di Ilaria aveva denunciato già da mesi”.
E infine sulle tempistiche degli sviluppi del caso: “C’è un incontro tra Meloni e Orban in un vertice dell’UE in questi giorni. È importante che ci sia una strategia da parte del governo italiano e mi pare di vederla. Questo potrebbe condurre all’ipotesi che ci sia la decisione del giudice ungherese di concedere gli arresti domiciliari a Ilaria e di poterli trascorrere nel proprio paese di origine, cioè in italia”, ha concluso Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.