L’itinerario poetico di Marco Onofrio nell’antologia “L’ingegnere del silenzio”
Marco Onofrio fa il punto sulla sua ventennale produzione poetica con una bella e corposa antologia dal titolo “L’ingegnere del silenzio”, pubblicata a Palmi (RC) da Pace Edizioni. Il noto scrittore romano, castellano d’adozione (da qualche mese vive a Grottaferrata), raccoglie in questo libro 134 composizioni scelte tra i 14 volumi di poesia fin qui pubblicati, da “Squarci d’eliso” (2002) ad “Azzurro esiguo” (2021), e integrate da una invitante Appendice di inediti che anticipa la nuova silloge, di prossima pubblicazione a Firenze con le prestigiose edizioni Passigli.
Autore vulcanico, pluripremiato in Italia e all’estero, tradotto in 4 lingue (ma la quinta, il portoghese, è in preparazione), Onofrio ha svolto la sua ricerca poetica in silenziosa e splendida solitudine, schivo com’è per natura e volutamente estraneo alle “cricche” letterarie che la moda del momento gli consigliava di frequentare, praticando le arti delle pubbliche relazioni e del presenzialismo. Lui non si lascia ingannare dai miraggi fatui, è concentrato solo sulla scrittura, sullo studio della letteratura e delle arti in genere con cui nutre il valore ormai riconosciuto alle sue pagine da molti critici eminenti che nel corso degli anni lo hanno prefato e recensito, tra cui Mario Verdone, Giorgio Barberi Squarotti, Antonio Debenedetti, Giorgio Taffon, Fabio Pierangeli, Rino Caputo, Nazario Pardini, Filippo La Porta, Emerico Giachery, Vincenzo Guarracino, Sabino Caronia, ecc. “Punto di riferimento alto e sicuro per il nostro cammino culturale”: così lo ha definito, qualche anno fa, Gianni Maritati, giornalista Rai del TG1.
“L’ingegnere del silenzio” propone il meglio del suo percorso e lo dispone in senso cronologico, per meglio consentire l’apprezzamento della evoluzione tematica e stilistica. È una poesia a vocazione metafisica, che esplora le dimensioni dell’invisibile, del vuoto e del silenzio, spesso declinati sotto forma di sogno e di ricordo (non a caso “Il sogni del ricordo – Les rêves du souvenir” è il titolo di un suo libro tradotto e pubblicato in Francia). E tuttavia, ciò facendo, trascina nel suo movimento e porta alla luce tutte le ricchezze del visibile, l’amore, la gioia, la speranza, lo splendore carnale della vita. Come tutti i mistici, Onofrio racchiude universi di sensualità: ed è questo sentire così complesso che gli consente di fondere liricamente sia la dolcezza struggente della malinconia, sia la golosa freschezza delle primizie che ci consolano lungo il duro cammino.
“L’ingegnere del silenzio” è impreziosito da una lunga e dotta Prefazione di Plinio Perilli, a sua volta raffinato poeta e presenza magistrale della scena letteraria contemporanea. Più che una prefazione, le 43 pagine scritte da Perilli rappresentano un vero e proprio saggio critico che riesce a condensare tutti gli aspetti della poesia di Onofrio, evidenziandone la potenza e, soprattutto, l’originalità. Lo definisce “sostanzialmente un elegiaco moderno pieno di destrezza linguistica e al contempo ispirazione lirica”. Dante Maffìa, scrittore da anni candidato al Premio Nobel, recensendo il libro ha definito Onofrio senza mezzi termini “grande poeta”, e lo ha fatto considerando sia “lo spessore della sua crescita umana che è diventata spinta stilistica di primissimo piano”, sia la natura della sua “voce libera e autonoma, ferma nel suo dettato, armonioso pentagramma di una conquista complessiva che ha qualcosa di pantagruelico ma senza mai cadere nello strafare”.
Onofrio è ovviamente felice di questi apprezzamenti, ma resta come sempre umile poiché consapevole che è ancora lungo il cammino che lo attende prima di aver esaurito tutta la sua carica espressiva, il compito a cui lo obbliga la “vocazione” che lo ha chiamato ad essere autore, sino ad oggi, di oltre quaranta libri. La cultura dei Castelli Romani è orgogliosa e grata di questo percorso.