Abbiamo letto con molta attenzione l’intervista rilasciata nelle scorse ore ad un autorevole quotidiano nazionale dal ministro della Agricoltura e Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida, che parla di politica agricola Ue da cambiare e più tempo per transizione green. In questo contesto anche Confeuro intende esprimere la propria riflessione nella convinzione maturata che, purtroppo, gli ultimi decenni di politiche agricole e commerciali nazionali e comunitarie hanno creato un modello agricolo insostenibile e iniquo, rispetto al quale gli interessi delle filiere industriali e distributive hanno dominato, a spese del lavoro e del reddito degli agricoltori, della salute delle persone e dell’ambiente, del benessere animale. L’effetto paradossale di questa situazione, infatti, è che la maggioranza degli agricoltori, schiacciati dagli attori dominanti la filiera, sono giunti ad una condizione di crescente disagio e sfiducia verso l’intero sistema agroalimentare come possono dimostrare le aspre proteste di queste settimane. Il nocciolo della questione è che ad un agricoltore va meno del 10% del costo finale sostenuto dal consumatore. Tutto questo è insostenibile! Agricoltori e consumatori sono entrambi danneggiati dalla situazione che si è determinata perché perdono i primi in redditività ed i secondi in potere d’acquisto. Gli attori forti della filiera – tra cui le grandi multinazionali dell’agroalimentare e le industrie che producono pesticidi e prodotti chimici – invece hanno accresciuto i propri guadagni a dismisura e oggi fanno il bello e cattivo tempo a discapito della collettività.
E, rispetto a questi problemi, le concessioni del Governo agli agricoltori sulla parziale esenzione IRPEF, le concessioni sbagliate dell’Europa che sta facendo marcia indietro sull’utilizzo dei pesticidi e sul 4% da tenere a riposo sono solo un primo passo, che però rischia di rimanere un palliativo che nulla andranno a risolvere, se non si applicheranno politiche strutturali e di ampio respiro. Il compito della politica, infatti, dovrebbe essere quello di anticipare quelle storture, dettate dai poteri finanziari ed economici e di tutelare, equilibrando le forze in campo, coloro che rappresentano la vera anima produttiva del Paese e che ogni girono fanno si che possiamo mangiare prodotti genuini e sicuri per la nostra salute: gli agricoltori sono i fornitori più rilevanti del nostro più importante bene comune, il cibo. Il cambiamento dei sistemi agroalimentari deve avvenire dando loro la possibilità di operare nelle migliori condizioni. I sussidi pubblici all’agricoltura devono essere funzionali al mantenimento di una sostenibilità economica per le aziende agricole incentivando le aziende che usano metodi di coltivazione agroecologici in grado di garantire la tutela dell’ambiente e del benessere animale. In questa direzione bisogna invertire la rotta. Visto che oggi l’80% delle risorse della PAC finisce al 20% di aziende Agroindustiali che non hanno alcun reale bisogno del sostegno economico europeo, mentre all’80% di aziende agricole a conduzione familiare o comunque di piccole e medie dimensione finiscono le briciole. Questa ingiustizia non è stata risolta con l’ultima riforma della Pac, il cui fallimento va attribuito a conflitti di interesse su posizioni conservatrici in difesa di privilegi e poteri forti. E il risultato è sotto gli occhi di tutti: oggi il sistema agroalimentare ingiusto che si è determinato si sta ribellando in tutta Europa. Basta dunque tutelare gli agroindustriali, dobbiamo prima pensare ai piccoli produttori e ai consumatori. Questa è la responsabilità della politica tutta, italiana e comunitaria”.
Così, in una nota stampa, Andrea Tiso, presidente nazionale Confeuro, la Confederazione degli Agricoltori Europei e del Mondo