DOSSIERAGGIO, U.RAPETTO (GEN. GUARDIA DI FINANZA): SENZA AUTORIZZAZIONI IMPOSSIBILE SCORRAZZARE LIBERAMENTE. BIZZARRA L’IDEA DI UN’ORGANIZZAZIONE STRIANO
Umberto Rapetto, Generale della Guardia di Finanza, intervenendo ai microfoni di Radio Cusano nel corso della trasmissione ‘L’Italia s’è desta’ condotta dal Direttore del giornale radio Gianluca Fabi e da Roberta Feliziani, e rispondendo alla domanda su cosa sia la piattaforma SOS (quella di cui si serviva il tenente della Guardia di finanza Pasquale Striano) ha dichiarato “è uno strumento di ordinaria indagine, soprattutto nei contesti come quello delle direzioni nazionali e distrettuali dell’antimafia. E’ una struttura che raccoglie tutte le segnalazioni da parte degli istituti di credito che inoltrano operazioni sospette e quindi l’acronimo fa capire che si tratta di movimenti di carattere finanziario. E’ chiaro quindi che la Guardia di Finanza ne ha forse una capacità di lettura diversa dalle altre forze di polizia”. E ha proseguito “Non avendo le carte davanti uno può immaginare quali siano gli strumenti. Pensiamo di entrare in una cucina dove troviamo coltelli, forchette, cucchiai, mestoli. In questo caso la cassettiera contiene almeno tre punti di riferimento: il primo, lo abbiamo citato, è quello della segnalazione delle operazioni sospette che ha carattere finanziario, capire dunque se ci sono stati movimenti di denaro in uscita o in entrata sul conto di un determinato soggetto. Poi esiste la banca dati SID, e soprattutto SIDNA- SIDDA, che sono i due sistemi informatici. Dalla sigla si capisce che SIDNA è il sistema per la direzione Nazionale Antimafia, mentre SIDDA è il sistema informativo delle direzioni distrettuali antimafia, che sono nelle Corti di appello e quindi distribuite più o meno a livello regionale. Lì dentro ci sono, invece, tutte le informazioni che riguardano i procedimenti in corso o conclusi presso il distretto di Procura e il distretto Antimafia. Esiste un altro caposaldo che è dato dallo SDI, una sorta di portale in cui sono confluite le vecchie banche-dati delle forze di polizia, le banche-dati interforze, il cui controllo va dai precedenti penali, alla presenza sul territorio di un determinato soggetto, o al fatto che abbia alloggiato in un albergo o in una certa località, e così fino a dare un quadro completo di quello che possa essere il soggetto di potenziale interesse investigativo”. Queste informazioni non riguardano solo chi è attenzionato, chiarisce Rapetto, ma tutti i cittadini “un archivio infinito. Contiene tutti, anche quelli che semplicemente hanno alloggiato in un albergo dove, quando ci si presenta, consegnano i documenti e automaticamente le nostre informazioni finiscono alla Questura e da lì all’interno di quelle che un tempo si chiamavano ALGA e ALGI. In passato, addirittura per avere informazioni sulla presenza di un soggetto sul territorio, era necessario fare la domanda sul sistema ALGA e il giorno dopo sull’archivio ALGI c’erano le risposte. Adesso invece è cambiato tutto. Io le ho viste nascere queste cose e teniamo conto che sono disciplinate dalla legge 121 dell’81, quindi abbiamo 43 anni di storia su questo fronte, dove ancor prima che ci fosse una legge sulla privacy veniva intimato agli operatori abilitati di farne un uso corretto, perché le sanzioni prevedevano anche la reclusione nel caso in cui ci fossero state delle violazioni conclamate”. E sull’accesso abusivo ha precisato “a mio avviso credo che vada fatta una puntualizzazione. L’accesso abusivo, che è limitato ai sistemi informatici, parla sempre di sistemi informatici protetti da misure di sicurezza. Quindi vuol dire che uno accede, o danneggia o fa qualunque altra azione che sia sanzionabile su sistemi che sono protetti da misure di sicurezza. Ma se queste non ci sono, viene a mancare l’elemento cardine perché si possa configurare la fattispecie di reato. Striano era stato abilitato ad accedere, quindi aveva frequentato corsi specifici che consentono quella abilitazione. Gli era stata data un’ autorizzazione che si traduce in una password e un account, quindi un identificativo e una password eventualmente riportati sopra un badge, per comodità, per non dover cioè materialmente ogni volta digitare sequenze di caratteri alfanumerici lunghissime”. E precisa “ma il soggetto che è autorizzato è un soggetto che è anche perfettamente cosciente che qualunque azione che lui pone in essere su quella macchina viene tracciata in maniera viscerale, perché si sa che l’utente X si è collegato alle 8:30 del giorno 11, si è trattenuto su quelle banche-dati fino a quell’altra ora di quel giorno, eccetera…quindi rimane materialmente traccia di tutto”. Allora perché fare una cosa di nascosto che di nascosto non è, né può essere?
“La cosa grave è il fatto che alcune di quelle informazioni siano uscite e non dovevano uscire. Può essere successo per denaro, per promesse di un aiuto in carriera, ci possono essere mille ragioni e motivi. A quel punto c’è non un accesso abusivo al sistema informatico, ma una violazione del segreto. Perciò si può immaginare, dato è roba rubata anche se non ha la materialità della cosa mobile così come la configura il Codice Civile, di parlare di ricettazione.
Non si possono fare ipotesi, a mio avviso è poco corretto. Se uno sta svolgendo una certa indagine deve portare delle certezze, non delle ipotesi, io sarei abbastanza cauto e cercherei intanto di compiere un lavoro di carattere cronologico: quando sono state fatte queste interrogazioni? E allora quali potevano essere gli interessi? Quando è scoppiato tutto questo si è parlato del ministro Crosetto che era stato oggetto di finanziamenti dal gruppo Leonardo. Facciamo un attimo chiarezza: Crosetto era presidente di un’associazione che faceva attività di lobbismo a favore di produttori di armi, quindi era naturale che percepisse denaro per l’attività che svolgeva. Diverso è se quelle somme di denaro erano giunte quando era titolare di un dicastero come quello della difesa”. Quindi secondo il Generale Rapetto quella notizia “non è clamorosa. Nel momento in cui lavoro in un certo settore è ovvio che lì guadagno, poi se fossi stato io il Capo del Governo non lo avrei messo alla difesa. Il problema è sempre quello: che le informazioni sono uscite. Chi ha accesso a banche-dati non può permettersi di dare quei dati neanche a tutti i suoi superiori, il funzionario risponde a chi gli ha commissionato l’indagine e l’attività di carattere investigativo, cioè tutte le informazioni che hanno valenza giudiziaria devono essere gestite nell’ambito di ufficiali o agenti di polizia giudiziaria”. Infine Rapetto ha concluso dicendo “il fatto che si dica che esista una organizzazione capeggiata da Striano o di cui lui fa parte mi sembra cosa abbastanza bizzarra”.