MANOVRA, S.FASSINA (ECONOMISTA): GLI ITALIANI I SACRIFICI LI HANNO GIA’ FATTI. SIAMO IN UNA FASE DIVERSA E NON SI POSSONO DARE LE STESSE RISPOSTE DI 30 ANNI FA.
“Bisogna partire dal quadro europeo, e questo vale anche per la Meloni che quel quadro di regole ha approvato. Il bersaglio di ora è il Ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, ma quelle regole sono state approvate, al Consiglio europeo, dalla nostra Presidente del Consiglio”, così ai microfoni di Radio Cusano durante la trasmissione ‘Cinque Notizie’ condotta da Gianluca Fabi, Stefano Fassina, economista e già Viceministro dell’Economia. “Rispetto all’austerità che abbiamo conosciuto negli ultimi 30 anni-ha proseguito- siamo in una fase completamente diversa: la guerra ormai è una parte ordinaria della nostra quotidianità con tutte le conseguenze economiche che ne derivano; Draghi ci ha ricordato di quanti investimenti pubblici avremmo bisogno nei prossimi anni per affrontare la transizione ecologica con un impatto sociale sostenibile, la transizione digitale, le spese per la difesa.
Ecco-chiarisce Fassina- in questo quadro riproporre automaticamente un meccanismo di austerità è surreale”. E spiega “il primo dato politico è lo scarto tra la continuità dell’impianto di politica economica e il contesto storico in cui siamo. Questa, in sintesi, è un’altra e nuova fase storica in cui si richiedono politiche monetarie e di bilancio e regolazione di mercato; invece si martella con le stesse parole d’ordine e con le stesse politiche come 30 anni fa”.
Sulle parole del Ministro dell’Economia aggiunge “quando Giorgetti dice ‘sacrifici per tutti’ la risposta sarebbe ‘ma anche no’, perché una parte di italiani ed europei i sacrifici li hanno già fatti, come per esempio lavoratori e pensionati che hanno perso almeno il 10% del potere di acquisto in questi 2 anni.
L’Italia-asserisce- è in una situazione in cui fa fatica a far fronte alle esigenze con cui deve scontrarsi. Se si mettesse in conto invece tutto quello che si può fare su versanti che non si vogliono toccare, si potrebbe fare di più. Senza dubbio l’Italia-ha concluso Fassina- ha un debito che rimane sopra al 130% del PIL: una condizione difficile e per affrontarla andrebbe messo in discussione quel quadro di regole che continua a essere vigente in UE, e andrebbero prese le risorse là dove ci sono. La drammatizzazione va affrontata aggredendo le cause che la determinano e attingendo alle fonti che possano dare il loro contributo”.