Istruzione, P. Crepet (psichiatra): “l’ossessione di Valditara per l’ identità culturale è una malattia”

Istruzione, P. Crepet (psichiatra): “l’ossessione di Valditara per l’ identità culturale è una malattia. La Bibbia non può essere imposizione scolastica”
“Il ministro Valditara ha detto che bisogna stimolare la lettura della Bibbia per rafforzare le conoscenze della cultura italiana ma voglio dire al ministro che la cultura italiana è composita, noi siamo stati attraversati dalle culture di mezzo mondo e le abbiamo integrate perfettamente: a mio avviso questa sua ossessiva ricerca di identità è una malattia”. Lo ha dichiarato ai microfoni di Radio Cusano lo psichiatra Paolo Crepet intervenuto nel corso della trasmissione ‘5 Notizie’, condotta da Gianluca Fabi, in merito alle proposte del ministro Giuseppe Valditara circa il rinnovamento dell’istruzione, tra cui la lettura della Bibbia e l’introduzione del latino alle scuole medie. E ha proseguito “l’identità che queste persone vanno cercando è determinata da chi si è e con chi si vive, non si può pensare di indurla. Non capisco questa proposta; a mio avviso certamente chiunque vive sul territorio e paga le tasse dovrebbe essere definito italiano e godere della cultura”. In merito al fatto che proposte di questo tipo abbraccino la tradizione italiana commenta “la tradizione è sinonimo di rispetto e il rispetto va dato a tutti. Tornando alla Bibbia-spiega Crepet- parliamo di qualcosa che interessa ad alcuni soltanto. Mi chiedo perché si voglia imporne la lettura: leggere la Bibbia piuttosto che il Corano dovrebbero essere una libera scelta, non un’imposizione scolastica. Diverso, invece, il voler far imparare a memoria. E’ una cosa che condivido-continua- essendo l’esercizio della memoria fondamentale eppure sta sparendo: un’altra evidente negativa conseguenza dell’uso smodato dei social. Poi che si scelga di far imparare ai ragazzi delle poesie o dei testi è ininfluente-precisa lo psichiatra- ma l’esercizio va fatto. I social hanno reso marginale questa capacità, forse sarebbe il caso di limitarli. Ma non credo che avremo mai il coraggio di impedire ai minori l’uso degli smartphone come hanno fatto in Australia” conclude Paolo Crepet.