CINEMA, RICCARDO MILANI (REGISTA “UN MONDO A PARTE”): “RACCONTO UN PAESE CHE HA VOLUTO ALZARE LA TESTA E NON ABITUARSI AL PEGGIO”. E SULLA MOGLIE PAOLA CORTELLESI: “QUANDO HO VISTO IL SUO FILM HO PIANTO”
“Cerco di raccontare il mio paese a cui voglio molto bene. Sono decenni che frequento i territori che ho narrato, questi piccoli centri del Parco Nazionale d’Abruzzo. Il film racconta una piccola comunità di 350 persone che per risolvere una questione mette da parte tutte le divisioni, le ostilità, le differenze di vedute, la politica, e si compatta tentando di superare il problema. E spesso ci riesce”.
Così ha dichiarato Riccardo Milani, regista del film “Un mondo a parte”, intervistato su Radio Cusano Campus nel corso del programma ‘L’Italia s’è desta’ condotto dal direttore del giornale radio Gianluca Fabi e dalla giornalista Roberta Feliziani.
“È in qualche modo un segnale che dobbiamo raccogliere”, ha proseguito Milani. “Viene dalla capacità di gestione che spesso hanno le persone che trovano i valori più alti nel momento della vera necessità. La comunità nel film tenta di risolvere un problema essenziale per tutti, perché se chiude la scuola passo dopo passo ci abituiamo al peggio e, come è citato nel film da Virginia Raffaele, abituarsi al peggio è la cosa più brutta che un essere umano possa fare”.
Riguardo la forte analogia tra sanità e scuola, il regista ha voluto spiegare: “Ho visto per decenni questi insegnanti fare il loro lavoro, percorrendo anche 150-200 km al giorno pur di fare il loro mestiere. E non si tratta solo di difendere il proprio posto di lavoro, ma è avere consapevolezza della propria funzione, che è fondamentale”. La critica lo ha definito un film ‘pedagogico-sentimentale’, “so che dal punto di vista pedagogico può dare dei segnali”, ha continuato Milani. “Ma non li do io, li da il film, li da la comunità. Ho raccontato una storia reale che tutti i giorni caratterizza la vita di queste persone. Anche l’integrazione etnica viene risolta nei fatti, perché molte comunità di quelle zone si reggono proprio sugli immigrati, se così non fosse, molte scuole, molte comunità avrebbero già chiuso. Forse è il momento di recuperare questi sentimenti. Quando sento dire il termine ‘buonista’, ho sempre sostenuto ‘meglio buonisti che stronzi a tutti i costi”, ha sottolineato il regista. “Arriva un momento in cui bisogna alzare la testa e non abituarsi al peggio perdendo valori un pezzetto alla volta. E il film questo lo dice in maniera molto forte”.
Riccardo Milani è sposato con Paola Cortellesi e a tal proposito il regista ha voluto raccontare qualche aneddoto: “L’ambizione è quella di fare entrambi bei film, di fare lavori che ci soddisfino anche eticamente, e questo è quello che facciamo sempre. Paola sta con i piedi saldamente per terra nonostante il successo planetario, quindi rimaniamo le persone che siamo”. E sull’enorme successo del film ‘C’è ancora domani’ di cui Paola Cortellesi è attrice protagonista e regista: “Quando ho visto il film, era un montaggio più o meno definitivo, non sapevo nulla della storia, non avevo voluto leggere nulla. L’ho visto da solo, a un certo punto quando è arrivata Paola alla fine mi ha beccato che piangevo e ho detto ‘hai fatto un grande film’, ed era così”.
Infine alcune battute sulla particolare interpretazione del film da parte del Ministero della Cultura: “La verità è che Paola non aveva lo storico pregresso per poter essere apprezzata subito, purtroppo questo è un limite. L’occhio con cui si guardano le cose spesso è condizionato da ciò che è stato fatto prima. Quindi non avendo quello storico, non poteva avere la credibilità. Poi i fatti hanno dimostrato il valore”, ha concluso Riccardo Milani.