La situazione per quanto riguarda la malattia che viene dal Congo è semplice: non sappiamo ancora nulla. I dati ci arrivano frazionati e male; ben venga che l’OMS abbia mandato una delegazione in loco per studiare a fondo la situazione, sono convinto ne verranno a capo”. Lo ha dichiarato ai microfoni di Radio Cusano il Prof. Massimo Ciccozzi, epidemiologo del Campus Biomedico, intervenuto nel corso della trasmissione ‘5 Notizie’ ,condotta da Gianluca Fabi, in merito alla nuova malattia pressochè sconosciuta che sta colpendo l’Africa e in particolare il Congo. E prosegue “parliamo di malattia a sintomatologia influenzale coadiuvata da anemia. Ricordiamo che la malattia proviene da un distretto remoto del Congo, dove non c’è sanità e solo il 3 o 4% della popolazione ha accesso alle cure. Infatti- specifica- stando ai dati a cui abbiamo accesso, la maggior parte dei decessi è di bambini. Per quanto riguarda il caso del ricoverato a Lucca proveniente dal Congo si parla di paziente dimesso e guarito, ma non è stata fornita alcuna diagnosi. Senza una diagnosi clinica al momento difficile da fare, e senza una diagnosi di laboratorio su cui potremmo fare affidamento solo dopo i risultati dei test sul paziente-spiega Ciccozzi- non capisco da cosa si sia guarito il paziente. Non sappiamo nemmeno se è un virus o un batterio ciò che lo aveva contagiato: come facciamo dunque a dire che è guarito?”.
In merito al fatto che la malattia sembra colpire i più giovani commenta:
“in mancanza di dati certi è difficile esporsi sul perchè. Come detto non sappiamo di cosa parliamo, dire che la fascia più colpita va dai 15 ai 18 anni non vuol dire nulla. Con quelle condizioni igienico sanitarie, un virus con un sistema respiratorio già danneggiato e quelle condizioni di anemia causate da, per esempio, una carenza nutrizionale possono determinare una situazione del genere”. Il Professor Ciccozzi spera “che l’OMS potrà dirci di più, se è un virus o un batterio. Per ora senza una diagnosi precisa, non si può dire altro. Noi dal canto nostro non dobbiamo fare allarmismo- continua- ma abbiamo il compito di monitorare la situazione. Oggi per un virus arrivare da noi è semplicissimo, si parla di poche ore di aereo. Viviamo in un mondo in cui oramai la sanità è globale, quindi occorre monitorare e monitorarsi, dopodichè è inutile spaventare le persone quando ancora non sappiamo con cosa abbiamo a che fare”.
Il prof. Ciccozzi termina il suo intervento analizzando il comportamento, a suo dire discutibile, dell’ospedale di Lucca che ha trattato il paziente infetto proveniente dal Congo “lamento il fatto che il ricoverato a Lucca sia uscito dall’ospedale senza alcuna diagnosi. L’infettivologa che lo aveva in cura ha parlato di sintomi influenzali, ma che poi il paziente stava meglio e quindi è stato dimesso. Non una volta si è menzionata una diagnosi, se è guarito voglio sapere da cosa. Vorrei un prelievo, sapere se è un virus, la sua sequenza genetica, e se fosse virus che procedure di isolamento sono state prese per contenerlo. Si parla tanto di procedure piuttosto che di biologia molecolare, ma quando è ora non mettiamo in pratica nulla.
L’ospedale dichiara che i NAS hanno preso in custodia i campioni del paziente e ci vorrà un mese per analizzarli? Non è possibile, ci vogliono 48 ore per analizzare un genoma. Se poi dicono di aver trattato il paziente con una terapia antibiotica allora c’è un corto circuito di comunicazione dell’ospedale. Se hanno fatto la terapia antibiotica sul paziente ci sarà un motivo, se fosse stato un virus la terapia non avrebbe funzionato. Allora sanno se è un virus o un batterio quello che ha contratto il paziente, da come stanno le cose. Se poi come dicono la febbre è scesa, tanto meglio: le probabilità che sia un virus sono remote. Se si tratta di un batterio allora quello che ha il paziente di Lucca non c’entra nulla con la malattia che sta colpendo il Congo” conclude il Professor Ciccozzi.