Separazione carriere, G. Ayala (ex magistrato): “Con Falcone abbiamo discusso spesso di separazione carriere

Separazione carriere, G. Ayala (ex magistrato): “Con Falcone abbiamo discusso spesso di separazione carriere, su cui io non concordo. Il male della magistratura sono le logiche correntizie”
“Ho discusso spesso con Giovanni Falcone sul tema della separazione delle carriere. Lui credeva che il PM dovesse avere un ruolo distinto rispetto a quello del giudice, con compiti precisi. A proposito vorrei raccontare un aneddoto: al famoso maxi processo feci una requisitoria davanti alla Corte d’Assise, composta da giudici popolari, in cui parlai proprio di questo. Dissi a coloro che erano stati sorteggiati come giudici che da me non si sarebbero dovuti aspettare la pronuncia di un’accusa, bensì la proposta di una condanna. Questo per dire che a mio avviso il PM dovrebbe possedere la stessa cultura giurisdizionale di un giudice. In questo modo se durante la conduzione di un’indagine un PM ravvisasse elementi che da giudice lo porterebbero a non condannare, lui stesso potrebbe archiviare senza perdere tempo”. Lo ha dichiarato ai microfoni di Radio Cusano l’ex magistrato Giuseppe Ayala, intervenuto nel corso della trasmissione ‘5 Notizie’ condotta da Gianluca Fabi. E ha proseguito “non sono d’accordo sulla separazione delle carriere non per una motivazione ideologica, ma perché la Costituzione vuole un PM autonomo, indipendente da ogni altro potere. Non vedo che influenza possa avere separare le carriere. Si dice-precisa Ayala- che facendo parte dello stesso ordinamento giudici e PM possano tendere a confondersi tra loro; è pur vero però che ci sono numerose sentenze di giudici che rigettano le tesi dei PM. Questo sta a dimostrazione della piena autonomia della funzione giudicante rispetto a quella requirente: sinceramente non vedo alcun appiattimento tra le parti, considerato poi che dalla riforma Cartabia si può comunque cambiare carriera una sola volta”. L’ex magistrato conclude analizzando la protesta dei magistrati affermando che “non capisco sinceramente perché protestino, sono stato sempre lontano dalle correnti anche quando operavo come magistrato. Non c’è dubbio che le logiche correntizie siano un male per tutta la magistratura. Non è un mistero-spiega- che le scelte dell’ANM siano influenzate dalle politiche delle correnti piuttosto che dal merito per quanto riguarda le promozioni e l’assegnazione di incarichi dirigenziali. Questo è un handicap enorme, soprattutto se pensiamo che con la riforma avremmo un altro consiglio superiore fatto da PM, indipendente da ogni controllo: così creeremmo un’altra corporazione composta da PM autonoma e autoreferenziale e questo è un pericolo” ha concluso Giuseppe Ayala.