Primo Piano, Roma Capitale
Roma, Raggi presenta risanamento Ama: ma senza ok entro 18/3 sarà fallimento
Nel giorno in cui la sindaca di Roma Virginia Raggi presenta il piano di risanamento e il piano industriale di Ama, sull’azienda capitolina che provvede alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti della Capitale resta comunque lo spettro del fallimento. Il disastroso epilogo, infatti, potrebbe concretizzarsi se l’Assemblea capitolina non approverà entro il 18 marzo, data della seconda convocazione dell’assemblea dei soci della municipalizzata dei rifiuti, il piano di risanamento.
La “sorpresa” da fare gelare il sangue è emersa questa notte durante un lungo incontro tra la sindaca Virginia Raggi e l’assessore a Bilancio e Partecipate, Gianni Lemmetti, e i consiglieri del Movimento 5 Stelle ai quali, secondo quanto apprende l’agenzia Dire, sarebbe stato chiesto con insistenza il rispetto della dead line del 18 marzo per votare i documenti in Aula. Alle ripetute richieste di chiarimento della truppa pentastellata su questo timing stringente, sindaca e assessore avrebbero svelato il perché.
Sulla testa di Ama da tempo pende la spada di Damocle della Procura di Roma (che ha aperto diversi fascicoli di indagine sulla azienda di via Calderon de la Barca, dai bilanci non apporovati, alla gestione del Centro Carni etc.) e del Tribunale delle Imprese. Proprio poche settimane fa Raggi era stata ricevuta dal procuratore Michele Prestipino e presumibilmente in quell’occasione sarebbe venuta a conoscenza del tempo scaduto per l’azienda di cui Roma Capitale è unico proprietario.
Non ci sarebbe alcun problema se la maggioranza fosse compatta ma in realtà l’esistenza di Ama (e dei suoi 7.500 lavoratori) è appesa a un filo proprio perché qualcuno non è convinto di votare quella delibera. Il motivo sta nelle cifre messe in campo dal Campidoglio per salvare la partecipata. Infatti, la municipalizzata (che ha visto il suo capitale sociale diminuito di 2/3 rispetto ai 182 milioni ante crisi e il patrimonio di circa 280 milioni fortemente ridimensionato a causa dei circa 240 milioni di perdite accumulate nel periodo 2017/18) riceverà dal suo socio unico un aiuto da 256 milioni di euro: 50 di ricapitalizzazione, 100 di finanziamento soci e 106 milioni di crediti che il Comune ha deciso di non esigere.
Il rischio di un’azione della Corte dei Conti per danno erariale e il coinvolgimento nell’ipotetica indagine contabile di chi avallerà in Aula quella delibera sta facendo tremare i polsi a più di qualcuno, che, oltre a ragionare sulla necessità di un sacrificio simile per un’azienda che non sta dando il meglio di sé sulla gestione del ciclo dei rifiuti, sarebbe anche infastidito dal trovarsi (quasi) all’angolo per salvare ancora una volta la sindaca.
Il 17 sarebbe in programma la prima convocazione dell’Assemblea ma con ogni probabilità non ci saranno i numeri. Per ora la maggioranza, al netto della sindaca e del presidente dell’Assemblea De Vito (che però non sta votando i provvedimenti, anche in considerazione del processo che ha in piedi), è costituita da 24 consiglieri sui 48 totali. Ma tra questi 24 ci sono anche i cosiddetti dissidenti Marco Terranova, Donatella Iorio, Enrico Stefano, Angelo Sturni e Alessandra Agnello. I conti non tornano, almeno nella prima convocazione. Nella seconda (prevista appunto per il 18 marzo) ne basterebbero 18. In questo caso i numeri potrebbero esserci ma evidentemente la sindaca non ne è così sicura visti i ripetuti appelli ai suoi che avrebbe lanciato nella notte passata.
RAGGI: PER 15 ANNI NEFANDEZZE IN BILANCI AMA, ECCO OPERAZIONE VERITÀ
“E’ una giornata storica, abbiamo fatto un’operazione verità in questi anni in cui ci siamo rifiutati di approvare bilanci non veritieri e finalmente abbiamo scoperchiato finalmente il vaso di Pandora, tirando fuori le nefandezze degli ultimi 15 anni che tutti coloro che mi hanno preceduta in Amministrazione capitolina hanno fatto finta di non vedere, chiudendo gli occhi”. La sindaca di Roma, Virginia Raggi, con queste parole nette e accusatorie verso chi l’ha preceduta ha presentato la delibera con cui la Giunta venerdì ha approvato i bilanci 2017/18/19 di Ama, il piano di risanamento e il piano industriale 2021/24 della partecipata.
“Abbiamo rimesso mano ai bilanci dal 2003, scoprendo un buco da 250 milioni fatto rubando soldi ai cittadini romani. Per questo motivo non abbiamo potuto approvare i bilanci fino ad oggi- ha spiegato Raggi- non erano corretti e camuffavano una realtà che si voleva nascondere. Noi non lo abbiamo permesso. Non potevo coprirlo, avevo il dovere di andare a fondo. Sono scomoda perché dico cose scomode ma giuste. La chiarezza dei bilanci è necessaria per costruire un piano di rilancio veritiero. Siamo pronti a fare voltare pagina all’azienda”.
Raggi si è poi soffermate sulle varie aree ‘grigie’ dei bilanci di Ama del passato: “Il complesso immobiliare del Centro carni era conferito ad Ama per aumentare il valore della società ma il bilancio di Ama era stato gonfiato perché il Centro Carni era stato valutato circa 140 milioni. Noi abbiamo fatto fare delle perizie: ne vale 24. Insomma, un campo di cicoria un po’ sopravvalutato. Capitolo Tari, dal 2003 Ama la riscuoteva per conto del Comune, tratteneva i soldi e non era in grado di fare una seria attività di riscossione, prendeva altri soldi da Roma Capitale e oltre a ciò si indebitava con le banche. Chi ci ha preceduto sia in amministrazione che in azienda ha preferito dare soldi alle banche, indebitandosi per oltre 600 milioni, piuttosto che investirli in impianti, mezzi e uomini”.
Poi la prima cittadina si è soffermata sulla questione dei 18 milioni di crediti cimiteriali, casus belli che portò al braccio di ferro con conseguente rimozione nel 2019 del cda guidato da Lorenzo Bagnacani, al quale non ha risparmiato più di una stoccata: “Andando a scavare abbiamo scoperto che questi 18 milioni erano solo la punta di un iceberg molto più grande, fatto da partite debito-creditorie tra azienda e comune che non giravano per oltre 100 milioni. Il primo progetto di bilancio che ci fu sottoposto nel 2017 finiva con un utile di 800 mila euro, qualcuno ha chiuso gli occhi in questi anni“. A Bagnacani, nominato dalla giunta Raggi nel 2017 dopo l’esperienza dell’amministratore unico, Antonella Giglio, la sindaca manda a dire: “Il tempo è stato galantuomo anche stavolta”.
Raggi ha rivendica che in questa ‘operazione verità’ sui conti di Ama “non ho guardato in faccia nessuno. Devo ringraziare l’assessore Lemmetti che ha avuto il coraggio di andare a fondo in una vicenda scomoda e il l’amministratore unico di Ama, Zaghis, che ha avuto il coraggio di andare a fondo e di non fermarsi ai primi documenti che gli venivano proposti e non cercare scuse. Avere mani libere significa, se serve, anche cambiare management. Da quando siamo arrivati noi, abbiamo ricominciato a fare il socio, le partecipate non erano abituate ad essere indirizzate e controllate“.
“Con l’approvazione dei bilanci, del piano di risanamento e di quello industriale chiudiamo un capitolo complesso e ne apriamo un altro. L’azienda oggi può essere rilanciata perché, avendo capito come girano i numeri, siamo pronti con un solido piano di risanamento, dando ad Ama atti e passi da compiere per riportarla ad avere una solidità reale. Tutto questo è accompagnato da un piano industriale. Cominceremo ad avere più operatori ecologici in strada. Dal 2014 a oggi sono andati in pensione circa 900 operatori e nessuno li aveva sostituiti. Da oggi si ricominceranno a vedere i primi operatori ecologici. Continueranno ad arrivare i primi mezzi per la raccolta, alcuni avevano un’anzianità di 15 anni, con una situazione simile ad Atac. Arriveranno nuovi cassonetti, stiamo costruendo nuove isole ecologiche. Ci sono tante gare in corso”.
Raggi ha ribadito ancora una volta che la sua volontà è sempre stata quella di “mantenere pubblica Ama, lo avevamo detto e oggi lo dimostriamo. Perché non è vera l’equazione per cui ciò che è pubblico e’ inefficiente, può essere efficiente se ben amministrato”.
Fonte: agenzia DIRE, www.dire.it
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