L'intervista, Roma Capitale
L’INTERVISTA – Covid, Luca Andreassi: “Speranza, Ricciardi, Arcuri e Boccia, garanzie di insuccesso”
Lazio Politico ha intervistato Luca Andreassi, coordinatore Provincia Roma di Italia Viva e professore presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università Tor Vergata.
In questi mesi di pandemia ha deciso di aprire sui social una rubrica sull’impatto del Covid nel Lazio e in Italia, attraverso analisi matematiche e statistiche che hanno incontrato l’interesse e i like di centinaia di internauti cittadini.
Professor Andreassi, la sua doveva essere una piccola rubrica social, è diventata un contenitore fisso su tv e giornali. Ce ne parla
È una rubrica nata per caso. Per reazione, a voler essere sinceri. Reazione alla modalità barbara ed inopportuna con cui, ogni sera alle 18, il Presidente della Protezione Civile comunicava i numeri della pandemia. Ed allora ho deciso di iniziare a lavorare sui dati, applicando le leggi della statistica, depurando i numeri dagli effetti giornalieri. Scoprendo, insieme ai miei lettori, un mondo nascosto dietro alla comunicazione volutamente terroristica da parte del Governo e dei principali organi di stampa. Qualcuno mi ha tacciato di eccesso di ottimismo. In realtà mi piace pensare che non sia cieco ottimismo ma razionalità che proviene dalla scienza, dalla conoscenza e dalla fiducia in tutto ciò che è scientifico.
Covid e Lazio, prima zona gialla ora arancione. Questo farebbe presagire un peggioramento ma temo che non sia così d’accordo
I numeri dicono esattamente l’opposto. Il Lazio sta presentando una contrazione percentuale dei contagi superiore al dato nazionale. Viaggiamo da giorni su una riduzione superiore al 20% del dato settimanale comparato rispetto allo stesso della settimana precedente. Credo che il problema sia nel fatto, e non sono solo io a dirlo ma un po’ tutta la comunità scientifica che si occupa di numeri, che l’indice Rt preso a parametro dal CTS rappresenti la realtà con una decina di giorni di ritardo rispetto all’attualità. Proprio per le modalità con cui è calcolato. Per capirci il Lazio è diventata zona arancione non per la situazione del momento ma per quanto accadeva 15 giorni prima. Quando al contrario era gialla. Direi una scelta che ha fatto un favore al virus, in generale.
Quindi è contrario alle zone gialle, arancioni, rosse?
In realtà no. Ma a due condizioni. La prima è quella di intervenire tempestivamente con le restrizioni. Voglio dire, abbiamo avuto il Veneto per due settimane ad una media di oltre 550 contagi su 100.000 abitanti, senza che nessuna misura venisse attuata. Quando poi il governo è intervenuto, o meglio il governatore veneto ha chiesto al governo di intervenire, il virus, motu proprio, stava retrocedendo. E così per le due settimane successive, un quarto dei decessi provenivano, come naturale conseguenza delle mancate misure, dal Veneto. La seconda quella di intervenire con lockdown anche totali ma su aree geografiche limitate. Assurdo considerare Bergamo e Brescia allo stesso modo. Quando a Bergamo si viaggia ad un numero di contagi su 100.000 abitanti pari ad un quinto di quelli di Brescia.
Nell’operato di Zingaretti, per la gestione pandemia covid, cosa è stato fatto bene e dove si sono dimostrate carenze? Che voto darebbe a D’Amato?
Non ho titolo per dare voti a D’Amato e Zingaretti. Devo dire che il Lazio, credo anche grazie alla presenza di una eccellenza mondiale come lo Spallanzani, ha sempre retto in maniera dignitosa. Sia all’inizio quando, dopo un primo momento, si è iniziato a fare più tamponi della media nazionale. Sia oggi quando siamo una delle prime Regioni per capacità di vaccinazioni. Certo ci sarebbe piaciuto sentire la voce del nostro governatore quando sono state applicate misure restrittive che non ci meritavamo. Ed anche sulla gestione delle RSA evidentemente qualcosa non ha funzionato. Diciamo che poteva andarci peggio.
A livello nazionale, sempre parlando di pandemia, mi dice tre personaggi che non avrebbe voluto vedere nella gestione covid?
Glieli dico a condizione di poterne dire quattro. Su tutti la coppia superconsulente Ricciardi e Ministro Speranza. Una gestione fatta di terrore, di lockdown a tutto tondo, di indifferenza nei confronti della crisi economica e del dramma in cui, le loro decisioni, hanno fatto precipitare le attività produttive. Senza peraltro, al di là di autocelebrarsi come il miglior governo del mondo, avere una gestione efficiente della pandemia. Continuando a parlare di numeri, infatti, siamo pur sempre il Paese col più alto tasso di mortalità e la più grande contrazione del PIL. Del mondo.
Ma anche il Ministro Boccia, delegato ai rapporti con le Regioni, merita una menzione d’onore. Direi che la gestione è stata surreale. Contrario alla riforma costituzionale che avrebbe ridato allo Stato un ruolo maggiore nella Sanità, ha subito in maniera inerme 21 diverse Sanità regionali senza mai essere in grado di portare avanti una unica linea condivisa, omogenea e nazionale.
Infine, menzione doverosa per il commissario Arcuri. Direi che tutto quello che ha toccato è stato un fallimento. Dalle mascherine ai banchi a rotelle alle siringhe per i vaccini. Una garanzia. Di insuccesso.
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