L'intervista
L’INTERVISTA – Luca Andreassi(IV): “Ama, vi racconto cosa non va”
La Giunta di Roma ha finalmente approvato i bilanci AMA 2017, 2018 e 2019, di fatto, salvando la società municipalizzata dal fallimento. Per commentare questa importante novità nello scenario romano della gestione dei rifiuti abbiamo intervistato Luca Andreassi, Professore di Ingegneria all’Università di Tor Vergata, Vicesindaco di Albano Laziale, coordinatore provinciale di Italia Viva ma, soprattutto, uno dei maggiori esperti nel settore rifiuti.
Prof. Andreassi come giudica la conclusione di questa infinita diatriba tra AMA e Comune di Roma?
Un finale scontato di uno scadente film dell’orrore. Un’operazione che costa a Roma, ed ai romani, oltre 250 milioni di euro. Oltre, infatti, ai 150 milioni di ricapitalizzazione della municipalizzata, indispensabili per coprire, almeno in parte, i 227 miliardi di rosso dell’AMA nel 2017 e i 12, sempre di rosso, del 2018, il Comune di Roma decide, improvvisamente, di rinunciare ai 106 milioni di crediti vantati,. Ricorderete che su questi 106 milioni si sono messi veti ai bilanci e sono saltati consigli di amministrazione. Ora si scopre non siano più dovuti. O, quantomeno, ci si possa rinunciare.
Indubbiamente una procedura lunga, farraginosa e, a tratti, incomprensibile, ma non potrebbe trattarsi di un nuovo anno zero per AMA? Un nuovo punto di partenza?
Mi pare estremamente complicato e tenderei ad escludere visioni ottimistiche sul futuro di AMA. Vede, a fronte dei 250 miliardi che ci mette Roma, e i romani, l’AMA, in teoria, contribuisce con un impegno di 340 miliardi. Tanti, direte voi. In realtà sembra un numero a caso. Basti pensare che esattamente lo stesso impegno era stato sancito nel 2017. Allora l’impegno di AMA fu addirittura maggiore. 394 milioni in quella circostanza. Sa nel triennio quanti ne sono stati consuntivati, dunque investiti, nel servizio di raccolta e gestione dei rifiuti della Città di Roma? Ottantotto milioni. Neanche il 25% di quanti previsti. Sancendo una incapacità a investire, per l’assenza di una linea e di una strategia chiara da seguire.
Esiste, però, un nuovo piano industriale. Non dovrebbe essere quello il solco da seguire per la rinascita.
Assolutamente sì. Peccato si tratti di un piano senza capo né coda, senza una linea logica di priorità, con scelte nella maggior parte dei casi incomprensibili.
Ci spieghi meglio le sue perplessità.
Intanto è un piano che ruota intorno ad un nuovo impianto di Trattamento Meccanico e Biologico. 60 milioni di euro da investire in una tipologia impianto, disponibile non prima di un quinquennio, dichiarata superata ed inutile, aggiungo io, anche dannosa, dall’Unione Europea ma anche dal Piano Regionale dei Rifiuti del Lazio, il cui cardine è proprio il superamento dei TMB. Impianti che hanno una logica, per di più discutibile, qualora non si riesca ad effettuare la differenziazione. Pensare che fra cinque anni i rifiuti di Roma debbano ruotare attorno ad un TMB significa dichiarare che non si intende procedere, contro tutte le norme nazionali ed europee, alla differenziazione dei rifiuti. Molto grave.
Effettivamente la raccolta differenziata a Roma è ferma da anni.
Almeno in questo sono stati trasparenti. L’amministratore delegato di AMA, per l’anno in corso, punta ad una crescita della percentuale di differenziazione dello 0.5%. Praticamente niente. E, in linea con ciò, gli impianti per la valorizzazione delle frazioni separate latitano. I due impianti di compostaggio previsti a Cesano ed a Casal Selce che dovevano essere pronti nel 2020, non lo saranno neanche nel 2021. Forse se ne riparla nel 2022. Confusione totale. Ma la vuole una chicca?
Ci dica.
4 milioni di euro da investire in un impianto per la separazione dei pannolini. Mentre certificano la totale incapacità a raccogliere i rifiuti dei romani, senza essere in grado di separare efficientemente la plastica dal vetro, si chiedono 4 milioni di euro ai romani per un impianto di separazione dei pannolini. Mi pare che siamo proprio alla mancanza di rispetto.
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