L'intervista, Roma Capitale
L’INTERVISTA – Stefano Fassina: “La mia su Polverini e crisi di governo”
Stefano Fassina, deputato di Leu, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
Sulla decisione di Renata Polverini di votare la fiducia a Conte e lasciare FI. “Al di là del caso specifico –ha affermato Fassina-, è evidente che il centrodestra in questa fase abbia un’impronta che non è di Forza Italia, è radicalmente diversa da quella liberal-democratica di cui si vanta di essere campione Berlusconi.
A me pare che la Polverini abbia preso atto di questo, non è l’unica in difficoltà in FI per questa situazione, anche Brunetta mi pare”.
Sulla crisi di governo. “Non andava tutto bene prima della rottura che si è determinata con la scelta di Italia viva. Anche il sottoscritto ha più volte proposto correzioni e lamentato il rapporto tra governo e parlamento, così come tra governo e regioni.
Dopodichè ritengo che le questioni possano essere poste in modo costruttivo, nella consapevolezza che questa è una maggioranza composita e nella consapevolezza dei rapporti di forza. C’è bisogno di trovare dei punti di equilibrio, Conte ha trovato dei punti di equilibrio, è stato radicalmente cambiato il Recovery Plan attraverso un confronto collegiale.
Ieri ha ribadito l’attribuzione ad una figura diversa da lui della delega ai servizi segreti. C’erano le condizioni per ricostruire, se si voleva ricostruire. L’alternativa a Conte non c’è, perché lui è un punto di unione tra M5S, Pd e Leu insostituibile, l’unica alternativa sarebbero le elezioni.
Faccio un esempio, la Moratti afferma che la distribuzione dei vaccini va fatta in base al pil regionale, questa è l’alternativa al governo Conte. Mi rendo conto benissimo che Conte non è Che Guevara, ma questo governo rappresenta delle fasce di popolo, quelle più fragili, che non verrebbero più rappresentate con un governo di unità nazionale o con un governo di centrodestra.
Il conflitto che c’è stato in queste settimane nel governo è stato sull’asse politico del governo. La mattina dopo del ritiro delle ministre, il presidente di Confindustria ha dato sponda al tentativo renziano.
Il reddito di cittadinanza ha tanti difetti, ma ha consentito a 3 milioni di persone di sopravvivere, se ci fosse un’altra maggioranza l’avrebbe smantellato. Questo non vuol dire che bisogna tirare a campare ed andare avanti, bisogna attuare riforme, fare interventi di ristoro, dopodichè l’alternativa, se questo non funziona, è andare ad elezioni.
Renzi si è incartato, ha sottovalutato la reazione del M5S e del PD, lui confidava nel fatto che offrendo a PD o al M5S il posto di premier questi avrebbero archiviato Conte e sarebbero andati verso un’altra strada.
Si sono resi invece conto che l’equilibrio attuale è l’unico possibile, ma Renzi non si è voluto fermare perché questo messaggio gli è stato recapitato prima delle dimissioni delle ministre, è voluto andare fino in fondo ed è rimasto senza nulla”.
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